Netta presa di posizione della Flc-Cgil contro il “decreto dignità” e in particolare contro la soluzione del problema dei diplomati magistrale.
“Le misure contenute nel decreto – sottolinea il sindacato di Francesco Sinopoli – non risolvono il problema dei diplomati magistrali, anzi rendono la loro posizione ancora più precaria dal momento che prevedono la stipula di contratti, anche per gli insegnanti già passati di ruolo, con il termine del 30 giugno 2019”.
Secondo la Flc, la soluzione adottata risulta “poco dignitosa” per i tanti docenti che aspettavano una risposta definitiva dal nuovo Governo che di fatto “licenzia” il 30 giugno 2019 migliaia di docenti già di ruolo.
Ma c’è anche un’altra questione di carattere organizzativo ma non per questo meno importante.
“Il decreto – sostiene infatti la Flc – non offre una risposta adeguata ad un altro problema: la gestione degli incarichi di supplenza al 30 giugno e 31 agosto, che fino ad oggi sono stati attribuiti dagli uffici scolastici territoriali tramite le graduatorie ad esaurimento. Quando le GAE in molte province, soprattutto del nord Italia, si svuoteranno per effetto delle sentenze, queste supplenze ricadranno nella competenza delle scuole e delle graduatorie d’istituto, con conseguente sovraccarico di lavoro per le segreterie e frammentazione delle procedure di nomina”.
Va anche detto che resta irrisolta anche un’altra questione che la Flc non considera nel proprio comunicato: secondo il decreto dignità l’intera procedura dovrebbe essere finalizzata a garantire la continuità didattica per gli alunni; quindi, in quest’ottica, ai docenti oggetto delle sentenze di revoca del ruolo del Consiglio di Stato dovrebbe essere quanto meno garantita la conferma del posto occupato nel 2017/18, ma al momento attuale non è ancora chiaro come questo obiettivo potrà essere raggiunto.
La Flc-Cgil conclude evidenziando una propria richiesta che potrà essere forse esaminata in sede di approvazione della legge di bilancio 2019: “In questa fase riteniamo poi fondamentale un provvedimento teso a varare un piano di assunzioni che riduca la forbice tra organico di diritto e organico di fatto e permetta di assumere su quei posti sui quali da anni si avvicendano lavoratori precari. Senza un intervento di questa natura le scuole continueranno ad avere un continuo avvicendamento di insegnanti e le prospettive di stabilizzazione per i tanti lavoratori precari della scuola primaria e dell’infanzia rimarranno una chimera”.
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