Sarà il 20 febbraio l’udienza pubblica in cui si deciderà sulla vicenda dei diplomati magistrale. Infatti, dopo la nota sentenza (n.11/2017) dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato dello scorso anno, che sembrava aver messo fine alla questione, c’è stato il colpo di scena della nuova rimessione all’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato.
La VI sezione del Consiglio di Stato ha pertanto ritenuto opportuno rivedere la questione, seguito dal presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, che ha valutato necessario rimettere all’Adunanza plenaria un altro ricorso relativo ad un appello avverso una sentenza del Tar Latina, fissando l’udienza per il 12 dicembre.
I motivi che hanno spinto i giudici a tale azione, come abbiamo scritto in precedenza, si rintracciano nei seguenti quesiti:
– qual debba essere la definizione normativa dei DM che dispongono gli aggiornamenti;
– se la definizione dei DM quali atti generali per l’esecuzione della legge, comporti in caso di loro annullamento, la nullità dei successivi DM che dovessero riproporre le medesime clausole annullate;
– se di conseguenza viene meno ogni ipotesi di decadenza connessa a vicende pregresse;
– se il limite temporale del regime transitorio di validità abilitante del diploma determini eventuali decadenze e si riverberi sull’attualità dell’interesse azionato;
– se si possa escludere ogni ipotesi di conflitto tra la controversia relativa all’inserimento in Gae ed il concorso straordinario di cui al DL 87/2018.
Proviamo ad immaginare quali potrebbero essere gli scenari possibili in base alla decisione dell’Adunanza Plenaria.
Nel caso in cui l’esito dell’Adunanza Plenaria dovesse essere positivo, per i docenti con diploma magistrale potrebbero “splancarsi” le porte della stabilizzazione: infatti, da un lato ci sarà la possibilità di inserirsi a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento, dall’altro ci saranno le graduatorie di merito per chi ha partecipato al concorso straordinario.
Tutto ciò andrebbe appunto in favore dei docenti con diploma magistrale, dato che le assunzioni, ricordiamo, vengono effettuate per il 50% dalle Graduatorie ad esaurimento, e per il 50% per le graduatorie di merito. Queste ultime però vedono in alcune regioni le graduatorie del concorso 2016 ancora piene, che pertanto avrebbero al momento la precedenza sulle nuove GMRE del concorso straordinario.
Risulta evidente che con l’inserimento in GaE la graduatoria del concorso straordinario passerebbe in secondo piano.
Discorso diverso se l’esito dovesse essere negativo: gli interessati, a quel punto, dovranno concentrarsi solo sul concorso straordinario (e poi quello ordinario), come unica via d’accesso al ruolo, in attesa del verdetto della Cassazione, previsto a marzo.
E’ bene tuttavia ricordare che tale sentenza avrà effetto su migliaia di diplomati magistrale, ma non riguarda l’intera platea. Infatti, ad attendere il verdetto del Consiglio di Stato sarebbero i docenti che hanno i procedimenti ancora pendenti, ovvero non sarebbero inclusi i docenti con sentenze passato in giudicato. Inoltre, non sarebbero interessati neanche i soggetti le cui sentenze del Tar abbiano superato i sei mesi di tempo per l’impugnazione.
In realtà, l’Anief spera che possa essere giunta l’ora “di chiarire se le sentenze da noi ottenute e già passate in giudicato, debbano o meno intendersi con valenza erga omnes, come noi abbiamo da sempre sostenuto. Se avremo ragione, chiederemo con forza che il Miur rispetti il giudicato e siamo convinti che non potrà più esimersi dal riaprire le graduatorie a esaurimento a tutti i docenti abilitati”.
Sicuramente è suggestiva la tesi dell’applicabilità dell’istituto del prospective overruling che consentirebbe, ove condivisa dall’Adunanza plenaria, di limitare gli effetti della sentenza n.11/2017 ai soli ricorsi depositati successivamente, facendo salve tutte le posizioni antecedenti; e non sarebbe cosa di poco conto.
Ma l’esito della vicenda appare tutt’altro che pendente da un lato o un altro. Sarà infatti l’esito dell’udienza di merito del 20 febbraio a schiarire il futuro che si prospetta per i diplomati magistrale che, nelle more, in buona parte, dovranno cimentarsi con la prova del concorso straordinario.
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