La vicenda dei diplomati magistrale tiene banco ormai da più di un mese, con le mobilitazioni e le proteste che ogni settimana riempiono la cronaca locale e nazionale.
Mentre il Ministero ha fatto sapere di non voler fornire alcuna indicazione prima del parere dell’Avvocatura di Stato, che non arriverà prima di metà marzo, dalla Regione Veneto arriva una proposta di risoluzione, a firma dell’assessore all’istruzione Elena Donazzan, indirizzata proprio al Ministero dell’Istruzione.
Le Regioni trovino intesa con il Ministero
L’occasione propizia per parlare della questione sarà sabato 27 gennaio, quando a Mestre, al convegno che la Cisl ha organizzato al centro Candiani sul tema “Veneto, per una scuola di serie A, aperta, autorevole e autonoma”, il ministro Fedeli sarà presente.
“Gli assessori regionali all’Istruzione, formazione e lavoro, riuniti nella nona commissione della Conferenza delle Regioni – si legge sul comunicato stampa sul sito della Regione Veneto – hanno sollecitato il ministro Fedeli e il sottosegretario Vito De Filippo ad un confronto urgente, offrendo la totale disponibilità a collaborare con il ministero per individuare le vie possibili per dare una soluzione equa all’intricata vicenda e garantire in serenità la continuità dell’anno scolastico”.
Il primo punto evidenziato dalla Donazzan è quello relativo al coinvolgimento delle Regioni sul tema, dato che le ripercussioni locali, che coinvolgono in special modo i territori del Nord, non sono indifferenti. Infatti, come ha riportato il Ministero nell’ultimo incontro con i sindacati, la concentrazione di diplomati magistrale nelle regioni settentrionali è molto elevata: in Lombardia il 39,3% (2622 assunte), in Piemonte il 13,7% (911 assunte), in Veneto con il 13,2% (880 assunte).
La proposta del Veneto
La volontà della Regione guidata da Luca Zaia sarebbe quella di entrare nella gestione degli organici, criticando il sistema che, proprio nel caso dei diplomati magistrale, ha visto un fallimento, dato l’intervento della giustizia che si è sostituita alla legge: “In particolare la Regione Veneto, con la propria proposta di autonomia – ricorda l’assessore – sta negoziando la programmazione della gestione degli organici. Programmazione che si è dimostrata essere il vero fallimento della scuola italiana, e non solo nell’ultimo periodo, e che vede nella sentenza del Consiglio di Stato un ‘vulnus’ politico, perché lascia governare la scuola alla magistratura amministrativa, peraltro in piena contraddizione con se stessa”.
Donazzan vorrebbe una soluzione prima delle elezioni del 4 marzo, in modo da anticipare i tempi e non demandare alla prossima legislatura un problema della vecchia.
In particolare, per la risoluzione del problema, l’assessore all’istruzione della Regione Veneto chiederà alla ministra di “tener conto dell’effettivo insegnamento avvenuto in un arco temporale, che potrebbe essere quello dei 36 mesi già normalmente definito nelle normative comunitarie, nonchè dei diritti acquisiti con i titoli, non solo la laurea, ma anche i concorsi”.
In realtà la proposta veneta è una delle più gettonate, specie fra i docenti all’interno del dibattito sui social che potrebbe fare felici chi ha maturato 36 mesi di servizio. Ma al momento, sempre in base a quanto riferito in precedenza da Miur e sindacati, l’orientamento più concreto sarebbe il corso-concorso ad hoc.