Si è tenuta, il 3 maggio al Miur la prima riunione del tavolo tecnico con i sindacati scuola per definire i contenuti di una proposta legislativa che possa dare una soluzione concreta e definitiva alla questione dei diplomati magistrale.
Per il Ministero dell’Istruzione, la soluzione è il concorso riservato, cioè una procedura concorsuale sulla falsariga di quella prevista per la scuola secondaria, a cui potranno partecipare sia i diplomati magistrale che i laureati in scienze della formazione primaria. Soluzione che, ovviamente, dovrà avvenire tramite una procedura parlamentare, e che non dispiace ai sindacati confederali.
Il concorso riservato sarebbe certamente una soluzione tutto sommato positiva, perché quanto meno darebbe una speranza agli oltre 6mila maestri assunti in ruolo e che adesso dovranno tornare nelle graduatorie di istituto di seconda fascia.
Ma c’è un però sollevato dalle associazioni di diplomati magistrale: i vincitori di questo presunto concorso dovrebbero approdare in una graduatoria di merito regionale, se si vuole seguire l’iter della secondaria. Una graduatoria che dovrà esaurirsi dando però la precedenza alle attuali GaE non esaurite e le Graduatorie di merito del concorso 2016.
Tuttavia, la situazione delle GaE e i pochi posti per la scuola dell’infanzia e la primaria in Italia non consentiranno le immissioni in ruolo neanche per i vincitori di concorso 2016. Di conseguenza, le associazioni ritengono che introdurre un’altra graduatoria in subordine a quelle già esistenti, che potrebbero esaurirsi fra molti anni, non solo non avrebbe alcun senso, ma andrebbe ad inserire in una sorta di imbuto i diplomati magistrale oggi espulsi dalle GaE e dai ruoli.
Per quanto possa essere la decisione più improbabile, l’apertura delle GaE è quello che davvero chiedono tutti, Anief su tutti, e risolverebbe molti problemi legati alla la diatriba in atto tra i maestri con diploma ante 2002 e laureati in Scienze della formazione primaria.
Per Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, “non serve un provvedimento uguale per tutti, il problema, dovrà essere affrontato in modo articolato perché le situazioni sono diverse sul territorio: dove non ci sono contro interessati si può infatti intervenire subito, mantenendo in servizio i docenti interessati senza adottare nessun provvedimento di licenziamento”.
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