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Diplomati magistrale, lavoreranno fino al 30 giugno 2019 e presto un concorso non selettivo

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Ha trovato terreno fertile, almeno nella commissione Istruzione della Camera, l’emendamento presentato dai relatori della maggioranza parlamentare al decreto Dignità per permettere ai maestri con diploma magistrale, già collocati nelle GaE ma con due anni di supplenze alle spalle, assieme a quelli pure immessi in ruolo con riserva, di partecipare ad un imminente ‘concorso straordinario’ non selettivo. Inoltre, sia i maestri con diploma magistrale precari che contratto annuale, sia i 5.600 circa già assunti a tempo indeterminato, avranno la garanzia di potere lavorare fino al 30 giugno prossimo.

Nel frattempo, il concorso riservato, preannunciato dalla Tecnica della Scuola, sarà terminato, con tanto di Graduatorie di merito formate, quindi pronte per fare estrapolare i nominativi di coloro che dovranno man mano essere immessi in ruolo.

Il ministro Bussetti: in linea con l’azione del Governo

Tra i primi a complimentarsi per l’azione del Parlamento è stato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che ha espresso “soddisfazione” per l’emendamento al disegno di legge di conversione del decreto legge dignità presentato dai relatori nelle Commissioni Finanze e Lavoro alla Camera, per risolvere la questione dei diplomati magistrali.

“È in linea – ha detto Bussetti ai cronisti a margine del suo intervento al Senato – con quanto portato avanti dal Governo in queste settimane per trovare una soluzione che garantisca la continuità didattica ai nostri studenti e il rispetto delle aspettative di tutti gli attori coinvolti”.

“Stiamo lavorando velocemente per dare risposte puntuali e mirate, che contemperino gli interessi di tutti gli attori in campo. In poche settimane abbiamo fatto più del governo che ci ha preceduto e che ha lasciato in sospeso la questione dei diplomati magistrali, senza affrontarla per mesi”, ha concluso il responsabile del Miur.

On. Gallo e Azzolina (M5S): salvaguardata la continuità didattica e rispettato il CdS

Più che soddisfatti si dicono anche il presidente della Commissione Cultura della Camera Luigi Gallo e la parlamentare Lucia Azzolina, entrambi del M5S: “Con l’emendamento proposto dal Governo sulla scuola d’infanzia e primaria – fanno sapere – si è salvaguardata la continuità didattica nelle nostre scuole, ed è stata rispettata la sentenza del Consiglio di Stato pronunciata in adunanza plenaria in data 20.12.2017 e la Costituzione art. 97”.

“Le maestre che avevano stipulato contratti a tempo determinato – aggiungono – li avranno prorogati sino al 30 giugno 2019, si trasformeranno anche i contratti stipulati a tempo indeterminato a tempo determinato sino al 30 giugno 2019” dichiarano Gallo e Azzolina.

“Nel frattempo si bandirà un concorso straordinario al quale potranno partecipare i diplomati magistrale e i laureati in scienze della formazione primaria che hanno maturato 24 mesi di servizio negli ultimi 8 anni anche non continuativi” spiegano i due parlamentari pentastellati.

Mentre, concludono Gallo e Azzolina, solo “per tutti coloro i quali non hanno prestato servizio per 24 mesi si bandirà un concorso ordinario”.

Fassina (Leu): attuato il primo licenziamento di massa dalla PA

Di diverso avviso sono i parlamentari all’opposizione. “Con la bocciatura dei nostri emendamenti per la salvaguardia delle e degli insegnanti con Diploma Magistrale ante 2001/2002 il M5S e la Lega si assumono la responsabilità del primo licenziamento di massa dalla scuola pubblica e dalla pubblica amministrazione”, ha detto Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali, nel suo intervento in Commissione Finanze e Lavoro in seduta congiunta per il Decreto Dignità.

“7.500 insegnanti licenziate e oltre 50.000 declassate con l’espulsione dalle graduatorie a esaurimento. Le promesse elettorali drammaticamente contraddette e, in più, nessuna spiegazione dei no da parte dei colleghi M5S e Lega in Commissione. Un silenzio offensivo per chi viene colpito. Ripresenteremo gli emendamenti in aula settimana prossima e poi in Senato. Non ci arrendiamo” ha concluso Fassina.

Malpezzi (Pd): copiate male le nostre proposte

Molto contrariata è anche la senatrice Simona Malpezzi, componente dell’ufficio di presidenza del gruppo Pd, per la quale “il governo non ha saputo trovare una soluzione al problema dei diplomati magistrali e quindi ha deciso di copiare male le proposte e le misure del Partito democratico, mettendo insieme alcune misure contenute nella proposta di legge depositata al Senato e alcune altre previste dalla delega sulla formazione iniziale e il reclutamento (dlgs 59/2017)”.

“Tuttavia, nel farlo, ha deciso di propendere per la categoria a cui aveva firmato una cambiale in bianco nel corso della campagna elettorale e, cioè, i diplomati magistrali che -oggettivamente- ottengono vantaggi significativi rispetto alle altre categorie coinvolte”.

Tanti sub-emendamenti Pd

“Il Pd, dunque, ha depositato una serie di subemendamenti al fine di introdurre dei miglioramenti e maggiore equilibro tra le categorie, garantendo parità di diritti tra tutti gli interessati. Intanto, chiediamo che si realizzi un piano assunzionale che incrementi di 6.250 unità l’anno per i prossimi tre anni scolastici l’organico dell’autonomia altrimenti, soprattutto al sud, sarà molto difficile procedere all’esaurimento delle graduatorie”.

“Poi pensiamo – conclude Malpezzi – che vada previsto, nell’ambito del concorso straordinario, un orale selettivo che abbia il giusto peso, una maggiore equità nella valutazione dei titoli e del servizio, la validità dell’anno di prova eventualmente superato. Infine, proponiamo che al posto della previsione dei 120 giorni per applicare le sentenze, che creerà solo problemi per l’avvio e lo svolgimento del prossimo anno scolastico, si inserisca una salvaguardia per coloro che sono stati immessi in ruolo a seguito di sentenza e che supereranno il concorso straordinario”.