È atteso per il 23 marzo il parere dell’Avvocatura di Stato in merito al destino dei diplomati magistrale, che dopo la sentenza negativa dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, rischiano seriamente di essere estromessi non solo dalle GaE, ma anche dalle cattedre di ruolo, almeno circa 6 mila insegnanti.
Fino a quasi 20 anni fa, l’ordinamento scolastico prevedeva che l’abilitazione necessaria per l’accesso a concorsi per il ruolo della scuola elementare (oggi si chiama scuola primaria) si ottenesse con il diploma abilitante alla fine del percorso di studi degli istituti magistrali. Questo fino al 1999, quando la legge cambiò con l’introduzione delle Graduatorie Permanenti (oggi GaE) e l’adozione del doppio canale.
Queste graduatorie verranno utilizzate per l’assunzione ogni anno del 50% dei posti disponibili per le immissioni in ruolo (l’altro 50% sarà preso dalle graduatorie dei concorsi). Per accedere alle Graduatorie permanenti vengono richiesti i seguenti requisiti: per tutti 360 giorni di servizio, per i docenti della scuola dell’infanzia e della secondaria, di primo e secondo grado, l’abilitazione conseguita grazie al concorso mentre per i docenti della primaria l’idoneità conseguita in un concorso.
Con la Legge n. 296 del 27 dicembre 2006, si trasformavano le Graduatorie permanenti in Graduatorie ad Esaurimento (GaE). Derogando ai requisiti richiesti dalla 124/1999 viene consentito l’accesso alle GaE a tutti gli abilitati, anche a quelli abilitati con le SISS e ai laureati in Scienze della formazione primaria, che non hanno acquisito tale abilitazione tramite concorso.
Così come riporta Gilda Professione docente, vengono invece esclusi dalle GaE i diplomati magistrali in possesso del diploma abilitante conseguito entro l’a.s. 2001-2002 nonostante il Decreto Interministeriale del 10 Marzo 1997, con il quale si dava attuazione alla Legge 341/90, che sopprime gli Istituti magistrali, all’art. 2, comma 1, garantisse il valore abilitante ai diplomi magistrali per coloro che avevano frequentato i corsi “iniziati entro l’anno scolastico 1997-1998” e per i titoli “comunque conseguiti entro l’a.s. 2001-2002”.
I diplomati magistrali vengono dunque inseriti nella III fascia delle graduatorie d’istituto, senza quindi alcuna possibilità di essere immessi in ruolo.
Da questo momento inizia il contenzioso e migliaia di diplomati, sostenuti dalle organizzazioni sindacali. si rivolgono alla magistratura per ottenere il riconoscimento del valore abilitante del loro titolo di studio ed essere inseriti nelle GaE così da guadagnarsi l’assunzione in ruolo.
Il Miur, con i Decreti ministeriali, 235/2014 e DM 325/2015 mantiene il divieto di inserimento in G.A.E. dei diplomati magistrali entro l’anno scolastico 2001-2002.
Nel 2015 il Tar del Lazio interviene sui due decreti ministeriali e li ritiene affetti da nullità e il Consiglio di Stato con le ordinanze 4312/15 e 4313/15 apre nuove prospettive per l’inserimento nelle GaE della primaria e dell’infanzia ai diplomati magistrali entro il l’a.s. 2001-2002.
Nel mese di novembre 2015 l’Avvocatura dello Stato ha chiesto alla Corte di Cassazione il regolamento di giurisdizione per definire a quale giudice (ordinario o amministrativo, ndr.) spetti la competenza nei ricorsi presentati dai diplomati magistrali ante 2001-2002 ai fini dell’inserimento nelle GaE.
Poi la sentenza dell’Aduananza, che sconvolge gli equilibri, con docenti inseriti in ruolo, con riserva, altri solo in GaE ma impiegati regolarmente nelle supplenze, specie al Nord dove le cattedre sono scoperte.
Il parere dell’Avvocatura di stato, almeno in base a quanto trapelato in questi mesi, non è detto che sia esaustivo in tutti i punti della questione. Pertanto, a partire da questo parere si potrebbe ipotizzare un’azione del prossimo Governo.
Una delle ipotesi portate avanti da alcuni sindacati, come Anief, è per esempio quella di riaprire le GaE, soluzione che non andrebbe a penalizzare nessuno degli interessati, ma che invece porterebbe alla stabilizzazione in tempi nemmeno troppo lunghi di tanti precari da anni in servizio.
A proposito di azione politica, la Lega Nord, uno dei partiti della coalizione vincitrice delle elezioni, tramite il responsabile istruzione Mario Pittoni, propone invece la creazione di una graduatoria ad hoc, riservata proprio ai diplomati magistrale: “la soluzione sta in una modifica legislativa che estenda anche a loro il principio della “graduazione” attualmente previsto solo per la scuola secondaria, e nella sostituzione (la bozza è pronta) del comma della “Buona scuola” in base al quale dopo 36 mesi da insegnante precario, se non vieni assunto a tempo indeterminato, sei lasciato a casa disperdendo il bagaglio di esperienza che hai maturato”, spiega Pittoni, che specifica: “Inseriremo abilitati di infanzia e primaria in un elenco che diverrà una sorta di terza gamba rispetto alle graduatorie ad esaurimento e a quelle di merito del concorso 2016. Verrà così da un lato riconosciuta e valutata positivamente l’abilitazione conseguita in percorsi accademici selettivi (laurea in Scienze della formazione primaria) e dall’altro riconosciuta la valenza del servizio prestato, caratteristica che accomuna tanti diplomati magistrali da tempo impegnati nella scuola”.
C’è poi la soluzione caldeggiata fra gli altri anche da Cub Scuola, che riguarda la possibilità di valutare l’anno di prova superato dai docenti immessi in ruolo con riserva equivalente al superamento di un concorso. In questo modo, i docenti di ruolo resterebbero tali e non si apporterebbero stravolgimenti per i docenti per gli alunni.
Un’altra ipotesi, peraltro molto accreditata, prevede di superare tale situazione con l’indizione di un concorso riservato, sulla falsariga di quello indetto per la scuola secondaria. In questo modo, i diplomati magistrale andrebbero a sostenere una prova orale e una valutazione titoli, dando un certo peso al servizio svolto, che supererebbe anche le perplessità di chi, come ad esempio i laureati in scienze della formazione primaria, sostiene di essere stato superato nelle assunzioni da chi non possedeva nemmeno 1 ora di servizio a scuola, solo per il fatto di possedere un diploma.
Ma la strada che il Miur ha fatto intendere voler intraprendere, sarebbe piuttosto il corso – concorso ad hoc, una sorta di via preferenziale che superi la sentenza negativa del Consiglio di Stato e permettere a così tanti precari di essere comunque assorbiti gradualmente nei ruoli dello Stato, evitando loro l’obbligo di partecipare al concorso pubblico ed entrare in una scomoda competizione con giovani aspiranti all’immissione in ruolo che hanno anche 20-25 anni in meno. Un concorso che dovrebbe appunto servire come formazione sul campo (idea non lontana dall’attuale concorso per dirigenti scolastici) e per chi possiede un titolo abilitante ma che fino ad oggi non idoneo per permanere nelle graduatorie ad esaurimento.
Tuttavia, bisogna sottolineare che il parere dell’Avvocatura di stato potrebbe non essere realmente vincolante, come accennato in precedenza, e soprattutto senza una reale volontà politica nessuna delle ipotesi riportate vedrebbe mai la luce. Parere, sempre che arriverà davvero domani 23 marzo come annunciato dal Miur a gennaio, sicuramente sottolineerà la prosecuzione di tutti gli attuali rapporti di lavoro fino al termine dell’attività didattica.
Insomma, non resta che aspettare la giornata del 23 marzo per sapere qualcosa.
Nel frattempo, come sappiamo, i diplomati magistrale non staranno con le mani in mano ma anzi hanno organizzato uno sciopero con manifestazioni varie in diverse città italiane per il 23 marzo. Fra tutte la protesta davanti al Miur, Roma, e il presidio davanti alla RAI di Torino.
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