Lo sciopero dei diplomati magistrale sembra essere andato bene, registrando un’affluenza alta un po’ in tutte le città.
Nel frattempo, i sindacati sono stati convocati al Miur il prossimo 16 gennaio, per portare avanti la questione divenuta spinosa e di grande rilevanza nazionale.
La protesta ha trovato l’appoggio degli esponenti politici, che schierandosi a favore dei docenti, invitano a trovare una soluzione al più presto.
Nel pomeriggio dell’8 gennaio, ha preso parte al dibattito anche Simona Malpezzi, del partito democratico, che dalla propria pagina Facebook ha spiegato il proprio pensiero e chiarito alcuni aspetti della vicenda.
“Nessuno verrà licenziato dal Governo”, assicura Malpezzi, “la Plenaria del Consiglio di Stato, in questo senso, ha confermato quanto previsto dalle norme. Tuttavia, nel corso di questi anni migliaia di dm che hanno fatto ricorso sono stati inseriti (CON RISERVA e quindi in attesa del Pronunciamento decisivo) nelle GAE ed alcuni sono stati assunti”.
Malpezzi prima ricorda i numeri dei docenti coinvolti: “sono circa 2000 gli insegnanti assunti con sentenze passate in giudicato, circa 3000 quelli assunti con riserva e circa 43 mila quelli inseriti nelle Gae. Dunque, gli insegnanti DIRETTAMENTE interessati dal pronunciamento sono circa 5000″. Poi, ribadisce quanto ripetuto dalla ministra in queste settimane, ovvero che per evitare problemi ai bambini e alle famiglie, il MIUR ha stabilito che fino al termine dell’anno scolastico nessun docente sarà sollevato dal suo incarico, nonostante la sentenza debba essere applicata.
Sempre il MIUR ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato per capire come tutelare i docenti che sono stati assunti, quelli direttamente interessati dal pronunciamento”.
Ricordiamo che la vicenda vede due fronti divisi: da un lato i maestri precari laureati in Scienze della Formazione Primaria, oltre che una parte di quelli inseriti nelle GaE dopo aver vinto il concorso cattedra che vorrebbero un’applicazione piena della sentenza, dall’altro i diplomati magistrale che non vogliono perdere la possibilità di accedere all’immissione in ruolo, specie quei circa 5mila che erano stati assunti con riserva.
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