Ha creato uno storico spartiacque l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, dello scorso 20 dicembre, sui maestri con diploma magistrale: da una parte si sono posizionati i 50 mila docenti, di cui 6 mila pure già assunti, sprofondati nelle graduatorie d’istituto dopo essersi accomodati nelle GaE e arrivati ad un passo dall’agognata immissione in ruolo; dall’altra, hanno preso posto tutti i precari concorrenti, capitanati dai laureati in Scienze della Formazione Primaria, che hanno intravisto in quella sentenza un passepartout verso la fine dell’annosa diatriba sulla liceità o meno del diploma magistrale abilitante per essere inseriti a “pettine” nelle graduatorie ad esaurimento.
Nei giorni successivi alla sentenza, abbiamo assistito alla vibrante reazione dei maestri oggetto della sentenza: i cosiddetti diplomati magistrali – supportati da sigle sindacali e associazioni – sono scesi in piazza, con sciopero annesso, già tre volte. L’ultima, lo scorso 23 marzo.
Nel frattempo, è continuata la battaglia legale. Con ulteriori ricorsi presentati dall’Anief in Cassazione, per l’annullamento della plenaria di fine 2017, e al Consiglio d’Europa, con tanto di richiesta di approvazione di un decreto legislativo ad hoc per riaprire le GaE.
Un altro punto a favore per chi ha il diploma magistrale abilitante è giunto pochi giorni prima di Pasqua dallo stesso Consiglio di Stato, che con sentenza n. 1931 del 28 marzo scorso ha accolto il ricorso in appello dello Snadir, affermando la giurisdizione del Giudice amministrativo, rimettendo la causa al Tar del Lazio per riesaminare le ragioni, nel merito, non affrontate dai citati giudici.
Il Tar del Lazio, infatti, come scrive lo Snadir, aveva illegittimamente statuito la propria incompetenza a decidere sulla specifica questione.
Pertanto, la partita ancora non è chiusa: anche se la sentenza in questione non ha affrontato il merito delle richieste dei diplomati magistrali dopo la decisione dell’Adunanza Plenaria, vero è che non ha chiuso la controversa vicenda, come pur avrebbe potuto fare confermando le motivazioni della menzionata decisione di dicembre.
Di conseguenza, anche lo Snadir chiederà al Tar del Lazio di rimettere la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.
Nel frattempo, anche i precari storici, vincitori di concorso e laureati in Scienze della Formazione Primaria non sono stati a guardare: giunge in redazione la notizia che due legali, Antonio Gabrieli e Giada Ficarelli, nei giorni scorsi hanno diffidato il Miur, gli Usr e gli Uffici Scolastici Territoriali “dal continuare a mantenere inseriti nelle GaE e nella prima fascia delle graduatorie d’istituto i meri diplomati magistrali”.
Non solo: i legali hanno annunciato anche di avere messo “in mora i dirigenti dei predetti Uffici Scolastici per i danni sinora causati ai precari storici, ai vincitori di concorso e ai laureati in Scienze della Formazione Primaria, avvertendo l’Amministrazione che anche per i danni emergenti non si esclude di notiziare la Corte dei Conti attraverso l’inoltro di un’apposita relazione dettagliata”.
Immediata, sempre riferiscono i due avvocati, è stata la risposta del Miur, il quale, riferiscono, “ha confermato che la persistenza dei diplomati magistrale nelle GaE dipende esclusivamente dall’esecuzione di ordinanze cautelari” favorevoli ai maestri con diploma magistrale, ma che è volontà certa del Ministero di procedere alla loro immediata cancellazione appena dette ordinanze verranno sovvertite”.
“Nella risposta fornita dall’Amministrazione scolastica si evince chiaramente anche la volontà del Ministero di non voler interferire affatto con il lavoro dell’Avvocatura dello Stato, anzi chiarendo che la difesa Erariale ha uno specifico onere d’impugnare detti provvedimenti cautelari”.
In effetti, il parere dell’Avvocatura di Stato su come applicare la sentenza finale dal Consiglio di Stato, era stato annunciato dalla ministra dell’Istruzione per venerdì 23 marzo: nessun parere, tuttavia, è stato reso pubblico, né quel giorno né in quelli a seguire fino ad oggi.
“La risposta ufficiale del Ministero – continuano Gabrieli e Ficarelli – ovviamente, smentisce anche le fantasiose voci che alcuni DM avevano fatto circolare inutilmente in rete nei giorni scorsi. D’altro canto, il MIUR non poteva certamente trascurare il fatto che l’illogicità d’inserire un mero DM nelle GaE stesse danneggiando tutti i precari storici, tutti i vincitori di concorso e tutti i laureati” in Scienze della formazione primaria.
Gli avvocati infine hanno comunicato di avere incaricato “i propri consulenti tecnici per quantificare il danno erariale sinora causato dall’inserimento dei diplomati magistrale nelle graduatorie ad esaurimento, attendendo per i prossimi giorni di conoscere la precisa quantificazione che già si approssima essere di oltre un miliardo di euro. Cifra che – concludono – incrementerebbe in caso di assurde sanatorie politiche, destinate a generare contenziosi e risarcimenti colossali”.
Insomma, tra le parti contrapposte siamo ormai ai ferri corti. Con le ipotesi di soluzione formulate in questi ultimi tre mesi che rimangono ancora tutte in piedi, considerando anche che la stessa ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha detto in più occasioni che la sentenza del Consiglio di Stato è servita per unificare un quadro giudiziario quanto mai frammentato, senza però abbandonare le istanze dei diplomati magistrale.
Tra le possibili soluzioni, ricordiamo, si va dalla graduatoria ad hoc riservata, all’anno di prova equivalente al concorso, fino al classico corso–concorso riparatore. Come non è da escludere, comunque, che venga applicato in toto il parere dell’adunanza plenaria, senza alcuna possibilità di rimanere nelle GaE.
A meno che non intervenga la politica: ma, visto il momento ingarbugliato, con il Governo ancora in alto mare e gli interessi tutti concentrati su altri temi, in questo caso i tempi si allungherebbero oltremodo. Lasciando carta bianca ai pareri e contro-pareri espressi dai palazzi di giustizia.
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