La soluzione alla questione diplomati magistrale si trova nell’emendamento presentato dai relatori della maggioranza parlamentare al decreto Dignità.
Tale soluzione, come riportato in precedenza da La Tecnica della Scuola, prevede che i maestri con diploma magistrale, già collocati nelle GaE ma con due anni di supplenze alle spalle, insieme a quelli immessi in ruolo con riserva, possano partecipare ad un ‘concorso straordinario’ non selettivo.
Sia i precari in GaE che gli assunti con riserva avranno la garanzia di potere lavorare fino al 30 giugno prossimo, estendendo di fatto i 120 giorni chiesti dal Ministro Bussetti.
Leggendo il testo dell’emendamento presentato, però, c’è un punto da sottolineare, ovvero, requisito indispensabile per partecipare al concorso è quello dell’obbligo di avere svolto nel corso degli ultimi otto anni scolastici almeno due annualità di servizio specifico, “presso le istituzioni scolastiche statali valutabili come tali ai sensi dell’articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n° 124 e successive modificazione”.
Questo vuol dire che il servizio da precari svolto nelle scuole paritarie non verrebbe conteggiato.
Fonti parlamentari hanno confermato tale esclusione, generando una serie di interrogativi sulla faccenda. In genere, infatti, il servizio nelle scuole paritarie viene considerato equipollente, proprio per la necessità di riconoscere anni di lavoro di docenti alle prese con l’inserimento nel mondo dell’insegnamento.
Ricordiamo che le scuole paritarie, riconosciute ai sensi della legge 62 del 10 marzo 2000, pur assolvendo un servizio di istruzione pubblica, rientrano nel comparto delle scuole non statali, ma, proprio in virtù della equipollenza generalmente riconosciuta come servizio pubblico, sorprende un po’ tale presa di posizione della maggioranza che ha presentato l’emendamento.
Non è un mistero che le scuole paritarie rappresentino uno dei temi di non condivisione fra M5S e Lega, con i primi che non hanno mai fatto mistero della contrarietà al finanziamento alle scuole paritarie, e i leghisti, invece, propendono per una posizione più moderata. Un po’ quella espressa dal Ministro Bussetti in audizione presso le Commissioni Cultura congiunte di Senato e Camera.
Qui però si dovrebbe tenere presente che moltissimi docenti, specie nelle regioni del sud Italia, dove scarseggiano le possibilità di iniziare la carriera di insegnante tramite le graduatorie, hanno alle spalle anni di servizio precario nelle scuole paritarie, accumulando punteggio ed esperienza. Sappiamo che esistono criticità per quanto riguarda il mondo delle paritarie, ma appare ingiusto lasciare fuori docenti che potrebbero entrare di diritto nella prova concorsuale pensata per salvare i diplomati magistrale.
Il rischio è lo spettro di altri ricorsi in vista: infatti, non è escluso che chi resterà fuori per il mancato riconoscimento del servizio nelle paritarie potrebbe decidere di fare ricorso.
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