Sarebbero salve le immissioni in ruolo di circa 5.600 maestri con diploma magistrale che avevano addirittura già superato l’anno di prova, ma il cui titolo di studio lo scorso 20 dicembre non era stato considerato dal Consiglio di Stato idoneo per l’inclusione nelle GaE.
Il Governo sembrerebbe avere trovato un escamotage per superare la sentenza del Consiglio di Stato, giunta in adunanza plenaria dopo che lo stesso alto organo di giustizia aveva espresso più volte parere opposto.
Nel giorno in cui il Consiglio dei ministri decide di prendere del tempo, altri 120 giorni, per trovare una soluzione al fine di salvare i 50mila maestri precari con diploma magistrale estromessi clamorosamente dalle graduatorie provinciali che portano al ruolo, ecco che il Governo tira fuori dal “cilindro” la soluzione che non t’aspetti: quella che salva chi è già stato assunto a tempo indeterminato, seppure con riserva.
Per gli altri 50mila maestri, in larghissima parte donne, invece, occorrerà verificare come muoversi, perchè troppo grande è il rischio di un mega contro-ricorso ad opera dei laureati in Scienze della formazione, mai inseriti nelle GaE e sempre in attesa del concorso per accedere al cosiddetto Fit introdotto dalla Legge 107 del 2015.
Ecco spiegato il motivo dei quattro mesi di attesa, durante i quali faranno anche il loro corso le singole sentenze dei tribunali, sempre sulla scorta delle indicazioni negative del Consiglio di Stato emesso a fine 2017.
Con il licenziamento anche dei 5.600 mestri con diploma magistrale, inoltre, troppo grande sarebbe stato il caos organizzativo: l’annullamento delle immissioni in ruolo dei docenti già assunti, con tanto di anno di prova superato, avrebbe infatti scardinato qualsiasi possibilità di salvaguardia della continuità didattica.
A breve, sapremo i particolari che hanno convinto il CdM, in particolare il responsabile del Mef, a seguire le indicazioni del nuovo ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, su consiglio e spinta dell’Avvocatura dello Stato.
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