Forse non è casuale che il Miur abbia repentinamente pubblicato il decreto che consente di dare avvio alle procedure concorsuali straordinarie per la scuola dell’infanzia e primaria previste dal cosiddetto Decreto Dignità.
Il provvedimento, sottoscritto dal ministro dell’Istruzione e preannunciato alla stampa qualche giorno prima, è stato emesso nelle stesse ore in cui è partita la circolare ministeriale rivolta agli Uffici scolastici regionali con cui si stabilisce che vanno revocate, trasformandole in supplenze annuali fino al 20 giugno 2019, le immissioni in ruolo di tutti i diplomati magistrali destinatari di sentenze negative che stanno arrivando dopo la decisione del Consiglio di Stato del dicembre 2017 che ha chiuso loro le porte delle GaE.
E ciò va fatto, si legge nella circolare Miur 45988 del 17 ottobre, dopo “una sollecita ricognizione dei destinatari delle sentenze” ed “entro 120 giorni decorrenti dalla data di comunicazione del provvedimento giurisdizionale al Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca”.
Inoltre, sempre il Miur ha chiesto agli Usr di procedere “alla conversione, in ragione delle medesime esigenze di continuità da assicurare nelle classi, del contratto a tempo determinato di durata annuale (fino al 31 agosto 2019) a suo tempo stipulato a seguito di pronunce non definitive, in contratto a tempo determinato con termine finale non posteriore al 30 giugno 2019”.
Il ministero dell’Istruzione ha spiegato, sempre nella circolare del 17 ottobre, che “tale decadenza è espressamente prevista dal legislatore, e ad essa deve seguire, nel caso dei docenti assunti a tempo indeterminato, la trasformazione del contratto in corso con contratti a tempo determinato, mentre nel caso di docenti titolari di supplenza annuale, dalla stipula di contratti, sempre a tempo determinato, ma con termine al 30 giugno”.
Le disposizioni del Miur non devono sorprendere, perché la decisione presa dal Governo di avviare il concorso è dipesa proprio dalla necessità di dare seguito alle disposizioni del Consiglio di Stato di fine 2017. Il problema è nei numeri.
Perché il decreto che consente di dare avvio alle procedure concorsuali straordinarie per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria prevede di immettere in ruolo solo 12mila maestri, peraltro non solo con diploma magistrale, conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, perché al concorso, riservato a chi è in possesso del requisito di abilitazione ed ha svolto almeno due anni di servizio (nel corso degli ultimi otto e solo nella scuola statale), parteciperanno anche decine di migliaia di laureati in Scienze della Formazione Primaria (per i posti di sostegno è richiesta anche la specializzazione).
Ma i maestri con diploma magistrale interessati alla stabilizzazione sono almeno 40mila: tra questi, gli immessi in ruolo con riserva nell’ultimo biennio, nel frattempo, sono diventati oltre 10 mila.
Ora, è probabile che per loro il punteggio, proprio dovuto alla giù avvenuta assunzione a tempo indeterminato, seppure con riserva (si salvano solo quelli con le sentenze passate in giudicato), sarà maggiore. Quindi anche la possibilità di rientrare nel contingente stabilito dal Miur. Ma non tutti ce la faranno.
E chi rimarrà fuori, sebbene rimanga in graduatoria, perché il concorso non è selettivo, ma derivante dall’esito del colloquio (unica prova) e del servizio svolto, non avrà alcuna garanzia sui tempi di assunzione.
Del resto, le alternative sono davvero poche. Quindi, è più che probabile che i maestri con diploma magistrale parteciperanno in massa.
A dire il vero, un piano B ci sarebbe: quello di prendere parte al concorso ordinario, che il ministro Bussetti ha promesso di indire a breve. Solo che in quella circostanza i diplomati magistrale (non più giovanissimi) concorreranno alla pari con tutti gli altri candidati, sempre con abilitazione: in questa circastanza le possibilità di farcela (considerando che si troveranno a concorrere con una marea di giovani “freschi” di studi) le chance di farcela si ridurrebbero sensibilmente.
La questione, quindi, è complessa. Almeno per quelli che rimarranno fuori dalle 12 mila assunzioni del concorso straordinario riservato agli abilitati.
A mettere subito le mani avanti è l’Anief, che ha risposto alle revoche dei contratti dei maestri “rilanciando il ricorso per la conferma in ruolo di chi ha superato l’anno di prova o ha avuto un contratto al 31 agosto e lo avrà convertito d’ufficio al 30 giugno”.
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