Politica scolastica

Diplomati magistrale, Snals: “Nelle Marche docenti depennati dalle GaE già dal 5 giugno”

Tiene banco al vicenda diplomati magistrale. Dopo i commenti negativi dei sindacati in seguito alle disposizioni del Governo, arriva anche il commento di Snals, che ritiene negativo lo scenario creatosi. Di seguito il comunicato:

Da un comunicato stampa del MIUR si apprende che nell’ambito del “Decreto Dignità” sarebbe inserita una norma tendente a rinviare di quattro mesi gli effetti delle sentenze di merito in materia. Questa soluzione porterebbe a mantenere in ruolo o in GAE gli interessati confermando eventualmente le supplenze annuali dal mese di settembre. Evidentemente il problema si porrà alla scadenza dei quattro mesi anche se circolano ipotesi di ulteriori deroghe.

Lo SNALS-CONFSAL ritiene inaccettabile il metodo e cioè che la materia non sia stata oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali e assolutamente inadeguata l’ipotesi prospettata tendente a prendere tempo e a differire la soluzione di un grave problema che ormai si trascina da molto tempo tra illusioni e speranze deluse, anche in riferimento a tre pronunciamenti favorevoli del Consiglio di Stato smentiti successivamente dalle sezioni riunite in seduta plenaria.

La situazione già caotica rischia di aggravarsi ulteriormente perché i 120 giorni per ottemperare alle sentenze del TAR avranno decorrenze diverse a seconda delle date dei provvedimenti giurisdizionali.

Abbiamo notizie che nelle Marche l’Ufficio Scolastico Regionale ha dato disposizioni fin dal 5 giugno di depennare dalle GAE i diplomati magistrali in applicazione delle sentenze di merito.

Sulle problematiche del presente comunicato lo SNALS CONFSAL ha già chiesto un incontro al Ministro dell’Istruzione e della Ricerca e alle Commissioni Parlamentari competenti nell’intento di trovare una soluzione politica tale da poter contemperare le aspettative dei diplomati non prevaricando i legittimi diritti dei laureati in scienze della Formazione Primaria e di coloro già inseriti a pieno titolo nelle graduatorie permanenti.

Ecco perché chiediamo una soluzione politica del problema.

Redazione

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