Sui diplomati magistrale continua vigere la politica del rimando. Il Miur chiede che se ne occupi il Parlamento; i partiti interpellano la ministra; la ministra rivendica un intervento legislativo; i sindacati fanno altrettanto tramite il ministero. L’impressione è che nessuno abbia però la forza o la volontà reale di prendere quella decisione che tanti reclamano: riaprire le GaE, a loro e a tutti gli altri precari abilitati. In questo modo, infatti, si stempererebbe anche la diatriba in atto tra i maestri con diploma ante 2002 e laureati in Scienze della formazione primaria.
La questione, evidentemente, si è sempre più trasformata in una “patata bollente”. Con interessi e veti incrociati. Anche l’incontro che si è tenuto il 3 maggio tra i dirigenti del Miur e i sindacati, non ha prodotto i risultati che in tanti si attendevano.
Mentre i sindacati, come riferito dalla Flc-Cgil, hanno chiesto una soluzione legislativa che coinvolga tutti coloro che, avendone titolo, aspirino all’immissione in ruolo, pertanto coinvolgendo sia i diplomati magistrali ante a.s. 2001-02 che i laureati in scienze della formazione primaria, il Miur continua prendere tempo. Rivendicando una soluzione parlamentare. E, comunque, senza andare oltre ad un eventuale concorso riservato.
Secondo Pino Turi, segretario generale della Uil scuola Rua, al ministero dell’Istruzione non si sta prendendo la situazione di petto. “L’amministrazione – dice il sindacalista – si occupa della gestione ordinaria e dell’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato ma i problemi del personale meritano ben altro impegno”.
Turi ritiene “che vada tenuto separato l’aspetto tecnico da quello politico”. Perchè “il problema va risolto con immediatezza. Vanno trovate le soluzioni politiche in tempi brevi. I tempi della politica non coincidono con quelli della scuola che da settembre deve poter funzionare. C’è un Parlamento rinnovato, ci sono le Commissioni, c’è la Commissione speciale, affrontino e risolvano il problema, serve una risposta veloce che trovi soluzioni per il personale interessato e consenta un corretto avvio dell’anno scolastico”.
“Non serve un provvedimento uguale per tutti”, il problema, sempre secondo Turi, dovrà essere affrontato “in modo articolato perché le situazioni sono diverse sul territorio: dove non ci sono contro interessati si può infatti intervenire subito, mantenendo in servizio i docenti interessati senza adottare nessun provvedimento di licenziamento”.
La Uil scuola, conclude Turi, “al fine di salvaguardare i diritti di questo personale e di poter individuare possibili soluzioni, ha insieme con gli altri sindacati firmatari del contratto, chiesto un incontro urgente ai gruppi parlamentari di Camera e Senato. La politica è chiamata al senso di responsabilità a cui è deputata”.
Intanto, anche il M5S esce allo scoperto. “Basta scaricabarile sulla pelle dei docenti precari della scuola dell’infanzia e della primaria: il governo ha la responsabilità di trovare una soluzione che garantisca il regolare avvio dell’anno scolastico e dia una risposta alle criticità legate al precariato”, fanno sapere i parlamentari del MoVimento 5 Stelle che si occupano dei temi legati alla scuola e che oggi hanno incontrato il coordinamento dei docenti diplomati magistrali che rischiano di perdere il posto di lavoro e da giorni sono in sciopero della fame davanti al Ministero dell’Istruzione.
“Dal Miur – sostengono – sembrerebbe arrivare un’apertura su una possibile tutela dei diplomati magistrali già assunti in ruolo e che da anni svolgono attività didattica nelle nostre scuole e i laureati in scienze della formazione primaria. Ci auguriamo che questa strada venga effettivamente percorsa e che il Ministero passi dalle parole ai fatti, trovando una soluzione che tenga conto di tutte le legittime esigenze dell’eterogeneo mondo del precariato”.
Nel frattempo “stiamo lavorando ad un’interrogazione in cui chiediamo al governo di garantire la regolarità dell’avvio del prossimo anno scolastico. Ribadiamo che al precariato bisogna dare una risposta unitaria, non penalizzando nessuna delle categorie di docenti precari in campo, per questo – concludo i parlamentari pentastellati – è prioritario avviare una fase di reclutamento per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria su tutti i posti vacanti e disponibili”.
Insomma, il Miur chiede una soluzione parlamentare. I sindacati si rivolgono all’amministrazione perché si faccia da tramite per una soluzione legislativa. I partiti politici, come il M5S, ma anche Forza Italia e Fratelli d’Italia, avviano interrogazioni parlamentari rivolte alla ministra dell’Istruzione. La quale, a sua volta, sostiene che “la loro soluzione la si ottiene in Parlamento”. Per la ministra, infatti, occorre una modifica delle norme contrarie all’inclusione dei docenti diplomanti magistrale nelle GaE e alla loro immissione in ruolo. E che superi anche, a questo punto, quanto indicato dall’adunanza plenaria alcuni mesi fa.
Siamo quindi al ginepraio totale. E la mancanza di un Governo “vero” non aiuta a trovare la soluzione invocata da tutti. Intanto il tempo passa e la sentenza del Consiglio di Stato diventa inevitabilmente esecutiva. Senza una svolta, anche l’incontro al Miur del 9 maggio rischia di diventare inutile.
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