Un bel pasticcio, quello provocato dalla sentenza del Consiglio di Stato sulle maestre non laureate.
Un pasticcio che non dipende, però, da questo organo dello Stato, ma dalla materia della sentenza. Perché non si doveva arrivare a questo punto.
La vera causa di tutto è che non è possibile continuare con la logica dei ricorsi, da parte di qualche sigla sindacale in cerca di iscritti, invece di privilegiare la certezza del diritto. E’ su questa logica dei continui ricorsi (oramai si ricorre su tutto) che viene costruita la nostra prassi amministrativa, nella speranza, prima o poi, di sanare il tutto con qualche emendamento nascosto da qualche parte.
E’ un po’ la storia italiana. Nella quale, ad esempio, con contano gli utenti di un servizio, ma solo gli interessi di parte di questa o quella categoria. La vera causa della odierna crisi dei sindacati sta tutta qui, nell’aver messo in secondo piano gli utenti, cioè il bene comune.
Domanda, a questo punto, a bruciapelo: e se abolissimo i TAR ed il Consiglio di Stato?
Non è una provocazione, ma una domanda legittima.
Già Romano Prodi, qualche tempo fa, si era espresso per l’abolizione.
In tempi di lotta alla burocrazia, non credo sia fuori luogo ritornare a questo problema aperto. Ben oltre la recente abolizione di alcune sedi distaccate e le polemiche sui privilegi e conflitti di interesse dei consiglieri di Stato.
Mentre negli altri Paesi, ricordava Prodi, queste istituzioni hanno limiti precisi, da noi hanno uno spazio di potere smisurato.
Ricorrere al Tar è diventato da noi quasi un fatto normale. Ovviamente non per i meno abbienti. Per una bocciatura, ma anche per un concorso pubblico, per un appalto, ecc.. Senza limiti.
E le conseguenze? Poco importano: ricorsi usati “per scopi che il buon senso ritiene del tutto estranei a un’efficace difesa dei diritti”.
Ricorrere al Tar oggi è diventato lo strumento più efficace contro l’unica vera risorsa che ci può spingere oltre il burocratismo centralistico: l’etica della responsabilità. L’unico antidoto al dominante immobilismo del nostro sistema Paese. Tar che accolgono “con riserva”, da un lato, per poi essere smentiti dal Consiglio di Stato. Un gioco delle parti che fa la fortuna di avvocati e sindacati, ma che fa male al nostro “sistema Paese”.
La contromisura? Non occorre essere dei giuristi: abolire la giustizia amministrativa ed accorparla alla giustizia ordinaria. Ovviamente riformata e semplificata, per garantire l’effettiva certezza del diritto.
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