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Diplomati magistrali in GaE: fumata nera

Nella serata del 12 novembre è stato bocciato l’emendamento presentato alla prossima legge di stabilità di cui abbiamo dato notizia che prevedeva l’ingresso in Gae per i docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002.

Nella seduta 486 del 12/11/2015, la quinta commissione bilancio del senato della repubblica ha spento ogni speranza per migliaia di docenti diplomati magistrale che avevano creduto in una resipiscenza della maggioranza politica, la cui unica e pervicace preoccupazione è stata invece quella di sferrare l’ennesimo colpo di accetta sul capo dei martoriati e sfruttati docenti; coerentemente con quanto perorato dal partito democratico in precedenza nelle fasi di approvazione della legge 107/2015.

Un’inaudita vicenda che ha dell’incredibile, nonostante la normativa vigente preveda l’inserimento in graduatoria ad esaurimento di questi docenti, nonostante ad oggi vi sia una consolidata giurisprudenza di alto rango amministrativo ed una corposa giurisprudenza di merito in sede civile che giorno dopo giorno si sta infoltendo sempre più sentenziando ed ordinando che i docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 “devono” essere inseriti in GaE; la maggioranza politica capitanata dal partito democratico è irremovibile dall’ostinata decisione che questi insegnanti devono rimanere fuori dalle graduatorie ad esaurimento.

Non rimane che la via giudiziaria per i poveri docenti che voglio vedersi riconosciuto un diritto, peraltro già previsto dalla norma.

Intanto si attende dalla tarda primavera dell’anno scorso, più volte rinviata per non meglio specificati motivi, la pronunzia di un ricorso straordinario presentato al Presidente della Repubblica da centinaia di ricorrenti assistiti dai legali afferenti ai vari sindacati ed associazioni di categoria. A detta di molti giuristi, la pronunzia di quest’ultimo ricorso potrebbe mettere la parola fine una volta per tutte a questa triste vicenda, estendendo “Erga Omnes” il diritto d’inserimento nelle GaE.

Ricordiamo che il Miur, in un circolare emanata qualche mese fa ha scritto che possono accedere alla GaE solo ed esclusivamente i diplomati magistrale che hanno ottenuto sentenza favorevole, creando così forte discriminazione e disparità di trattamento tra lavoratori che hanno lo stesso titolo di studio e lo stesso profilo giuridico.

Parte di questi diplomati magistrale che hanno avuto la possibilità economica di aderire ad un ricorso in tribunale e la fortuna di ottenere sentenza favorevole, si trovano già assunti a tempo indeterminato; il resto dei loro colleghi, non degni di miglior fortuna (magari con punteggio ed anni di servizio pari al triplo degli assunti a t.i. grazie alle sentenze favorevoli) che non hanno avuto la possibilità economica di aderire al ricorso o non hanno ancora avuto la pronunzia del giudice, dopo decenni di onorato servizio si ritrovano in questo girone dantesco.

Ci chiediamo: ma allora l’amministrazione scolastica ha preso coscienza che esiste un diritto reale riconosciuto dai massimi organi giudicanti che hanno accuratamente vagliato la normativa vigente!

Se esiste un diritto, benché riconosciuto ormai da innumerevoli sentenze, perché non estenderlo a tutti?

Perché c’è bisogno della decisione di un giudice per ottenere un diritto già previsto dalla normativa vigente in materia?

Ovviamente le responsabilità di questa grave ingiustizia, non sono riconducibili al ministero, che “lega l’asino dove dice il padrone” come suol dirsi.

Il Miur, con tutte le incombenze burocratiche che si trova quotidianamente a dover fronteggiare a causa delle migliaia di ricorsi che gli sono grandinati addosso, aprirebbe domani mattina le porte delle GaE ai diplomati magistrale.

Come mai la politica, che dovrebbe tutelare l’interesse ed i diritti del cittadino e soprattutto del lavoratore in questo caso, visto che siamo una repubblica fondata sul lavoro, si comporta in questo modo ostico nei confronti di questa categoria professionale di docenti.

Non si capisce quale sia la ratio secondo cui il partito democratico sta operando questa scelta contro il buon diritto di questi insegnanti, che a tutt’oggi svolgono onorato servizio nelle scuole primarie e dell’infanzia, e sono dotati di un solidissimo bagaglio professionale arricchito da esperienza decennale maturata con spirito di sacrificio ed abnegazione “sul campo di battaglia”.

Com’è noto, a molti ma non a tutti evidentemente, checché se ne dica il mestiere del docente (e non solo) si forgia con l’esperienza nei luoghi di lavoro.

Sembrerebbe che il partito democratico in passato abbia ottenuto larghissimi consensi dal mondo della scuola e soprattutto dai maestri precari di scuola primaria dell’infanzia, gli stessi che ha estromesso con prepotenza dalle Graduatorie ad Esaurimento e dalla possibilità di essere assunti a tempo indeterminato dopo decenni di precariato.

A questo punto la domanda sorge spontanea: in futuro il mondo della scuola, ed in particolare i docenti diplomati magistrale, appoggeranno ancora il partito democratico nelle competizioni politiche locali, regionali, nazionali ed europee?

Carmine Nicoletti

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