Non solo la riunione il 4 gennaio: la ministra Valeria Fedeli dovrà rispondere ad un’interrogazione parlamentare sui diplomati magistrali, presentata da alcuni esponenti di Liberi e Uguali, il nuovo partito guidato da Pietro Grasso.
Si era già visto nei giorni scorsi, e adesso s’intensificherà sempre più, ma la patata bollente dei diplomati magistrali, che dopo la sentenza del Consiglio di Stato rischiano seriamente di provocare un terremoto all’intero sistema, sarà presa in mano dalla politica in vista del 4 marzo, giorno in cui si andrà a votare per il nuovo Governo.
La prima mossa la fanno gli onorevoli Maestri, Civati, Brignone e Pastorino, membri del gruppo Sinistra Italiana-Sel-Possibile, che hanno chiesto un’interrogazione parlamentare alla ministra Fedeli per conoscere le intenzioni del Ministero in merito alla vicenda.
Ricordiamo che l’interrogazione parlamentare è stata chiesta in seguito allo scioglimento delle Camere. Quindi, questo vuol dire che anche senza un “concreto” governo, il parlamento potrà adempiere ai propri compiti.
Prima di Natale la sentenza del Consiglio di Stato in adunanza plenaria ha escluso dalle graduatorie ad esaurimento, il canale che assicura il ruolo, coloro che invece ritenevano di poter insegnare grazie al solo diploma magistrale ottenuto prima del 2002, anno in cui fu deciso che per fare i maestri occorreva una laurea.
Il Miur ne conta 43.600, tutti inseriti nelle GaE della scuola primaria e dell’infanzia con riserva. Tra questi circa 5mila sono stati nel frattempo assunti a tempo indeterminato, sebbene con la clausola: in attesa di sentenza definitiva. La plenaria del Consiglio di Stato ha dato parere negativo e ora la palla tornerà ai Tar che dovranno esprimersi sui singoli ricorsi, ma l’orientamento è già segnato.
Il Miur incontrerà i sindacati il 4 gennaio per dipanare l’intricata matassa. La prospettiva è che, tranne i tremila che hanno già avuto sentenze favorevoli passate in giudicato, torneranno tutti a fare i supplenti, nelle graduatorie di istituto. Ma i sindacati promettono battaglia.
L’8 gennaio sarà invece sciopero, con i docenti a serio rischio licenziamento, faranno sentire la propria voce in compagnia dei sindacati.
Da segnalare anche le proteste da parte dei genitori, che si stanno schierando in grande numero al fianco dei maestri e maestre dei loro figli.
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