Da giorni circola la notizia che l’adunanza plenaria, attraverso il suo pronunciamento, abbia precluso ai diplomati magistrali ogni strada per l’accesso al ruolo. Questa notizia, semplicemente, è falsa. I diplomati magistrali a cui anni fa, come era loro diritto, è stato riconosciuto il valore abilitante del titolo, potranno partecipare ai futuri concorsi per l’immissione in ruolo di nuovi insegnanti. E’ bene ricordare questo dato, da molti tralasciato, come è bene ricordare che, quella del concorso, è l’unica strada per l’accesso al ruolo anche per chi oggi si laurea in scienze della formazione primaria.
Da più parti si sostiene, poi, che il diploma magistrale, conseguito prima del 2002, dovrebbe consentire, sempre e comunque, l’accesso automatico al ruolo nella scuola pubblica. Non sarebbe quindi importante valutare se il diploma è stato conseguito negli anni 2000, nei ‘90 o negli ‘80, non occorrerebbe verificare se, nel frattempo, i candidati hanno maturato esperienza a scuola, oppure si sono dedicati a tutt’altro e nulla conoscono del mondo della scuola. Nelle polemiche di questi giorni queste considerazioni non compaiono, come se non contassero nulla. E, a mio modo di vedere, chi sostiene queste posizioni sta offendendo il mondo della scuola e tutti quegli insegnanti che, a prescindere dal titolo di studi, lavorano ogni giorno con competenza e serietà, continuando ad aggiornare la propria formazione.
Passando a considerazioni più costruttive penso che oggi, noi laureati e laureandi in SFP, dovremmo oltrepassare lo “steccato” che ci divide dagli insegnanti precari con diploma, ed esprimere loro la nostra solidarietà, per il momento difficile che stanno attraversando. Sia chiaro che, nel dire questo, io non mi riferisco ai diplomati magistrali in genere, ma a coloro che da anni lavorano a scuola, effettuando supplenze spesso in condizioni difficili e che, nel corso del tempo, hanno contribuito a tenere in piedi il sistema scolastico.
Una parte di loro, circa 5300, ha già superato l’anno di prova ed ha ottenuto il ruolo con riserva. Per loro, nello specifico, dovremmo chiedere al ministero di trovare una soluzione equilibrata e non penalizzante, senza dimenticare coloro che, trovandosi in posizioni immediatamente successive nelle graduatorie, hanno oggi diritto ad un ingresso in ruolo nel minore tempo possibile.
La posizione che, come laureati e laureandi in SFP, dovremmo sostenere è quella di chiedere che vengano ridotti per tutti, diplomati e laureati, i periodi di precariato e di supplenze, senza però che, per questo, si deroghi ai principi della professionalità dei futuri insegnanti e della qualità del sistema scolastico.
A tal fine dovremmo chiedere al ministero la pubblicazione regolare di concorsi per l’ingresso in ruolo, attraverso cui tutti gli abilitati, laureati o diplomati, potranno misurarsi per raggiungere la stabilità lavorativa, che troppo a lungo ha costituito l’eccezione e, invece, adesso dovrebbe ritornare ad essere la regola. Nell’interesse principale della qualità dell’insegnamento, della continuità educativa e, quindi, nell’interesse principale della categoria più importante del mondo della scuola, i bambini e le bambine.
Riccardo Circià