Il programma previsto dal “Decreto dignità” per i diplomati magistrali non sta dando i risultati che molti si aspettavano e per la verità non sta neppure rispettando del tutto le stesse finalità della legge.
Docenti (e sindacati) scontenti
La prima questione che molti docenti coinvolti pongono riguarda il fatto che per il 2018/19 ai diplomati magistrale che già nel 2017/18 erano stati assunti con riserva sarà attribuita una supplenza annuale (e per di più solo fino al 30 giugno 2019).
Su questo punto la stessa Flc-Cgil proprio pochi giorni fa aveva preso posizione.
D’altra parte, dal Governo fanno osservare che se non ci fosse stato il “decreto dignità” questi stessi docenti sarebbero stati licenziati già al 31 agosto 2018 e senza la benché minima garanzia per il prossimo anno scolastico.
A rischio anche la continuità didattica
Ma l’altro problema, di non minore importanza, riguarda un altro aspetto: dalle notizie che ci arrivano dal territorio, sembra che i docenti già in ruolo per i quali è prevista la trasformazione dell’incarico al 30 giugno 2019 non sempre potranno essere assegnati sulla stessa cattedra già ricoperta nel ‘17/18.
Peccato che l’articolo 4 della legge reciti esattamente così: “Al fine di assicurare l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2018/2019 e di salvaguardare la continuità didattica nell’interesse degli alunni ….”
Insomma, la norma è stata introdotta proprio per garantire la continuità didattica degli alunni, anzi, per dare ancora maggior peso a questa finalità, al momento della conversione in legge del decreto gli articoli 4 e 4bis sono stati inseriti in un apposito “capo” denominato “I bis – Misure finalizzate alla continuità didattica”.
A conti fatti, invece, succederà che verrà garantito il posto di lavoro per 10 mesi a 7mila docenti (misura del tutto significativa e importante) ma molto meno la continuità didattica degli alunni.
Nulla di male, per carità: si comprende benissimo che, con il poco tempo a disposizione, il Governo ha fatto ciò che poteva.
Ma era necessario tirare in ballo la continuità didattica, con il rischio di creare nelle famiglie aspettative che non potranno essere mantenute del tutto?