Diplomifici chiusi dalla Regione e riaperti dal Tar Lazio. Questo è quanto avvenuto a tre dei sedici istituti paritari siciliani chiusi tra luglio e agosto dall’assessorato regionale all’Istruzione, come riporta La Repubblica. Il Tribunale ha sospeso la revoca della parità fino al giudizio definitivo.
Anche le altre scuole, probabilmente, potranno percorrere la stessa strada. Si tratta di due scuole palermitane e una agrigentina, che continueranno a lavorare nonostante la precedente decisione e le irregolarità riscontrate.
In una di queste scuole, ad esempio, non è chiaro quanto venissero pagati i docenti e se venissero versati loro i contributi. E ancora, aule sovraffollate, scarsa sicurezza degli ambienti e lezioni online, modalità assolutamente vietata a scuola. Ma non solo. Docenti privi di abilitazione all’insegnamento, quando le graduatorie provinciali traboccano di aspiranti pronti all’assunzione, e docenti di laboratorio assolutamente insufficienti per numero.
In un’altra pochissimi alunni frequentanti durante le visite ispettive, ancora docenti non abilitati e lezioni da remoto. Ma è la gestione dei registri personali degli insegnanti e dei verbali che viene stigmatizzata. Nessuna “prova tangibile — si legge nel decreto di revoca — di verbali degli organi collegiali che risultino protocollati e custoditi”.
E “gravi carenze che impediscono la tracciabilità dell’azione didattica” nei registri degli insegnanti. C’è poi la partita degli esami di idoneità, quelli che servono per saltare più anni scolastici in uno solo. Troppi, per gli ispettori, per l’ammissione alla classe quinta.
Ma il Tar Lazio non è entrato nel merito delle irregolarità riscontrate. Si è limitato a pronunciarsi sulla procedura adottata in Sicilia. A seguito del decreto regionale di revoca, l’Ufficio scolastico regionale ha vietato alle scuole in questione di effettuare gli esami di idoneità, che si sarebbero svolti nel 2023/2024 per il 2024/2025 perché le scuole paritarie non avrebbero più lavorato e gli studenti non potevano assolvere all’obbligo di iscriversi nelle stesse scuole se avessero superato l’esame.
Gli avvocati difensori si sono appellati a due decreti ministeriali che non prevedevano questo divieto (gli alunni avrebbero potuto fare esami di idoneità in quelle scuole e iscriversi in altre, vista l’eccezionalità dei casi) e si sono tirate dietro anche le revoche. In questo modo, hanno convinto i giudici amministrativi che hanno concesso la sospensiva. Fissando l’udienza di merito a maggio del 2025.
Tra le prime conseguenze tangibili dell’ispezione, messa in atto dal ministero dell’Istruzione e del Merito, sui cosiddetti “diplomifici“, partita dopo l’inchiesta di Tuttoscuola, c’è stata, come abbiamo scritto, la revoca dello status di scuole paritarie 47 istituti dello scorso giugno.
I controlli hanno riguardato 70 scuole paritarie di II grado in Campania (40), Lazio (15) e Sicilia (15). Per 47 di queste le direzioni scolastiche regionali hanno già avviato le procedure per la revoca della parità.
In alcuni casi le situazioni rilevate dai 71 collegi ispettivi erano più gravi del previsto: e così sono partite segnalazioni alla Guardia di Finanza, anche grazie al Protocollo d’intesa siglato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con il Comando Generale, e alla Procura della Repubblica per i profili di indagine di competenza.
“Per la prima volta in Italia si mettono in campo azioni concrete a tutela della legalità nelle scuole, a cui si accompagneranno dal prossimo anno scolastico le misure legislative da noi fortemente volute e approvate dal consiglio dei ministri, misure costruite per contrastare sul nascere abusi e storture e garantire un’istruzione di qualità in tutti gli istituti del sistema pubblico, di cui le paritarie rappresentano un anello importante”, ha detto Valditara.
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