Si discute ancora di scuole paritarie e diplomifici. I dati che provengono dall’ispezione effettuata in Sicilia, come riporta La Repubblica, sono a dir poco scioccanti. Alcune scuole private di Palermo e Agrigento propongono infatti il conseguimento del diploma in un anno, seguendo esclusivamente corsi online al costo di 5 o 6mila euro.
Altre il recupero di quattro anni in cinque mesi “senza obbligo di frequenza, direttamente da casa”. Da un istituto rispondono che sono sufficienti “dieci ore di lezione online a settimana”.
Dalle verifiche de La Repubblica la maturità si può conseguire in un anno in diverse scuole private e con una cifra che oscilla fra i 4 e gli 8mila euro. In una scuola di Palermo, zona Libertà, fanno una proposta: “Se riesce a ritirare sua figlia dalla scuola pubblica adesso possiamo farle fare già quest’anno due anni insieme. Le facciamo studiare una tesina e problemi non ne ha, ad agosto fa l’esame”.
Una scuola al telefono fornisce il pacchetto completo: 2.500 euro per il recupero di 4 anni in 5 mesi e altri 2.500 euro per il quinto anno. “Ma bisogna fare presto — avvertono — con 2.500 euro si recuperano i primi 4 anni, poi ci si iscrive al quinto anno da settembre sino a giugno: in un anno si consegue il diploma. Questo è il modo più veloce, poi non si potrà più fare”.
Finché non verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il piano “anti-diplomifici”, già approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede il recupero massimo di due anni in uno e la presenza di un commissario esterno per l’esame di idoneità, le altre modalità vengono tollerate.
I primi dieci nomi di scuole sospette sono già sul tavolo dell’assessore all’Istruzione, Mimmo Turano. Nei corridoi dell’assessorato si mormora che sono state riscontrate “irregolarità gravi”, ma le bocche sono, ufficialmente, cucite. In alcuni casi si tratterebbe della creazione di classi quinte ad hoc solo per affrontare la maturità, in altri di pubblicità ingannevole, in altri ancora del mancato rispetto delle norme sull’agibilità dei locali a uso scuola. Infine ci sarebbero anche presunte violazioni dei diritti dei lavoratori.
A commentare l’inchiesta del quotidiano anche lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: “Con le nuove norme che abbiamo fortemente voluto tutto questo non sarà più possibile”, questo il contenuto di un suo post su X di oggi, 23 aprile.
“Nella Sicilia a statuto speciale la parità alle scuole la attribuisce la Regione — dice il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Giuseppe Pierro — A differenza del resto d’Italia dove questo compito spetta al ministero. Nella convenzione che dà avvio alle ispezioni c’è scritto chiaramente che la Regione si deve attenere alle relazioni degli ispettori dell’ufficio scolastico”.
“Le relazioni sono soggette a segreto istruttorio — prosegue Pierro — le ispezioni sono in corso e non possiamo fornire nessun elemento di anticipazione. Nel consegnare le relazioni distinguiamo fra irregolarità sanabili e insanabili, queste scuole dovranno poi rispondere alle contestazioni. La Regione chiederà a noi un altro parere: se anche le giustificazioni saranno giudicate non attendibili si potrà revocare la parità”.
L’assessorato all’Istruzione ha già avviato l’iter per la revoca della parità a due scuole indagate, una di Cefalù e una di Termini Imerese: qui docenti e personale Ata sarebbero stati costretti dagli istituti a restituire parte del compenso.
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