Oggi 21 aprile, alle ore 8.30, presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, la Commissione parlamentare per l’infanzia svolge l’audizione del Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sulle iniziative da adottarsi a favore dei bambini e degli adolescenti che si trovano in Ucraina e dei profughi minori di età provenienti da questa zona di conflitto.
“Quanti sono i ragazzi ucraini nelle nostre scuole con un dato rilevato ieri alle ore 16? I ragazzi arrivati e validati sulle loro conoscenze, inseriti quindi in un percorso educativo, sono 16.045” spiega il ministro.
“Da qui a fine anno questo dovrebbe essere un dato stabilizzato. A settembre contiamo di averne sui 30mila”.
Quale distribuzione nelle scuole? “Circa 7000 sono bambini di scuola primaria, oltre 3000 dell’infanzia, quasi 4000 di scuola media, oltre 1000 di secondaria di secondo grado. Il 90% dei bambini dunque è fra i 3 e i 13 anni. Assumiamo che i bambini più piccoli vengano tenuti presso le famiglie; i più grandi in parte non vanno a scuola, perché in Ucraina l’obbligo termina a 14 anni”.
“C’è una differenza sostanziale tra questi profughi e altri – continua Patrizio Bianchi -. Questi profughi giungono a noi con l’intenzione di tornare a casa e con l’idea di mantenere una continuità educativa rispetto a quanto questi alunni fanno nelle loro scuole. Una raccomandazione che proviene anche dal ministro dell’Istruzione ucraino.
E cita la didattica del ritorno, il ministro, su cui anche La Tecnica della Scuola ha ampiamente riferito in una diretta di qualche settimana fa.
Per la scuola d’estate numerose saranno le attività rivolte agli alunni ucraini, chiarisce il ministro Bianchi, sia sul fronte della socializzazione che su quello linguistico. Il piano estate servirà anche per la formazione docenti e per una progettazione educativa che proseguirà per tutto l’anno. “Il tema della formazione dei docenti è il perno dell’azione di governo,” ribadisce il ministro.
Per la parte di assistenza linguistica il ministero ha predisposto un milione di euro. Dopodiché anche l’UE ha destinato risorse sul fronte linguistico con il progetto I care, che però prevede risorse non allocate nei territori con il maggior numero di alunni ucraini.
“Siamo in dialogo continuo con le autorità ucraine, ma è chiaro che le nostre scuole hanno fatto uno sforzo eccezionale di accoglienza. Si tenga conto che questi ragazzi usano un altro alfabeto. Abbiamo dovuto reinventare la didattica di aula. Stiamo affrontando questa fase con l’uso massiccio del personale Covid, che non avremo più in settembre. Abbiamo un problema di personale, ma non possiamo pensare di affrontare una crisi di questo tipo sempre facendo leva sull’entusiasmo degli insegnanti. La scuola italiana ha bisogno di risorse, di persone, di supporto sul territorio, lo ho dichiarato al Mef”.
A conclusione il ministro ha risposto alle domande dei parlamentari, preoccupati dall’ipotesi che l’emergenza possa durare più a lungo del previsto. “L’invasione è stata il 24 di febbraio, i primi profughi sono arrivati a marzo, il nostro primo intervento come ministero dell’Istruzione è giunto il 4 marzo. Dobbiamo dare continuità rispetto ai percorsi didattici nelle scuole ucraine. Abbiamo ben chiaro che la ricostruzione delle scuole in Ucraina sarà straordinariamente complessa. Quindi ci stiamo ponendo il problema della permanenza lunga, ci è chiaro. Tra l’altro c’è il problema non irrilevante che da noi l’obbligo scolastico è fino a 16 anni, in Ucraina fino a 14. Abbiamo accolto 16mila ragazzi in 60 giorni alla fine di un periodo di pandemia”.
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