Question time alla Camera dei Deputati oggi alle 15. Il ministro della salute Roberto Speranza risponde a una interrogazione sul rispetto dei principi di trasparenza, condivisione e imparzialità nei processi decisionali relativi all’emergenza sanitaria.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. – Al Ministro della salute:
in data 24 giugno 2021 si è tenuta in Consiglio di Stato la prima udienza conseguente all’impugnazione promossa dal Ministero della salute di una delle sentenze del tribunale amministrativo regionale del Lazio, con cui il Ministero è stato condannato alla produzione di documenti di cui era stata negata l’ostensione in seguito ad accessi agli atti promossi dai deputati di Fratelli d’Italia;
al di là della procedura giurisdizionale che seguirà nelle sedi appropriate il proprio iter, è importante comprendere le ragioni per le quali il Ministero della salute ha ispirato la propria azione, ad avviso degli interroganti, alla totale assenza di trasparenza e condivisione dei processi decisionali che hanno connotato la conduzione da parte del Ministero della preparazione e della risposta alla pandemia fin dall’inizio dell’emergenza;
al di là delle dichiarazioni che il Ministro interrogato ha speso, è un fatto incontrovertibile che sia sulla richiesta di esibire i verbali della task force, sia sulla richiesta di produrre il piano di cui parlò a Il Corriere della Sera Andrea Urbani, direttore della programmazione del Ministero, sia sul tema del mancato aggiornamento del piano, sia sui verbali del Comitato tecnico-scientifico che ancor oggi non sono integralmente pubblici, solo per citare alcuni casi, il Ministro interrogato, ad avviso degli interroganti, abbia mancato di uniformarsi a quei principi di trasparenza che devono connotare l’azione del decisore politico in materia di sanità pubblica, ai sensi della decisione 10827/2013/UE e del Regolamento sanitario internazionale;
è, inoltre, necessario precisare che queste domande interessano tutti gli italiani, visto che sia ai sensi del Regolamento sanitario internazionale, sia della stessa decisione, la popolazione è il primo partner per fronteggiare una pandemia e che, con una corretta e trasparente condivisione di dati e informazioni, la popolazione può essere posta nelle condizioni di adottare comportamenti corretti che aiutino a limitare la diffusione della pandemia;
al contrario, il Ministero della salute, fin dall’inizio della gestione della emergenza, ha connotato la propria azione, ad avviso degli interroganti, all’assenza di trasparenza e condivisione delle informazioni, come dimostra la mancata ostensione, se non all’esito di condanne giudiziali, di documenti rilevanti;
questo ha determinato, ad avviso degli interroganti, che i territori e le popolazioni realizzassero iniziative ad alto rischio diffusivo promosse dalle autorità locali che hanno funzionato da amplificatore del virus –:
per quale motivo il Ministero della salute abbia attuato, fin dalla fase iniziale della emergenza e ancora oggi, quella che agli interroganti appare una sistematica violazione delle disposizioni internazionali e comunitarie finalizzate a garantire piena trasparenza, condivisione e imparzialità rispetto alla popolazione sui processi decisionali realizzati dal Governo.
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