Com’è noto, TikTok è il social network più usato dai membri della Generazione Z. Qui i giovanissimi si informano, fanno conoscenze, vengono intrattenuti da milioni di contenuti. Purtroppo gli adolescenti spesso non riescono a staccarsi dai loro smartphone durante le lezioni scolastiche.
Anzi, c’è di più: molte delle challenge con cui si sfidano i ragazzini hanno come teatro proprio le aule scolastiche. Molti studenti addirittura vanno in diretta proprio a scuola, mentre i docenti spiegano. La nuova moda, riporta Il Corriere della Sera, consiste nel riprendersi in video mentre si è seduti nel proprio banco.
Gli studenti che vanno in live vengono ovviamente distratti da moltissimi commenti che arrivano dagli spettatori, che chiedono loro di accettare delle sfide oppure fanno allusioni sessuali.
Al video, il prof Francesco Pira riflette sulla questione delle challenge social che ormai da diversi anni stanno prendendo piede tra giovani e giovanissimi.
Gli spettatori sono la parte più importante delle live: sono loro ad avere il potere di far guadagnare chi guardano, donando regali virtuali, che a loro volta hanno acquistato pagando pacchetti a partire da 0,39 centesimi (la piattaforma permette di inviare regali solo a chi ha più di 18 anni). Per 1500 monete virtuali donate si può guadagnare circa 100 euro, ma la stragrande maggioranza degli aspiranti creator incassa solo pochi spiccioli.
“Disturba la lezione, dai”, “Se fischi ti seguo”, “Fai vedere le unghie”, “Spiega come hai truccato le labbra”, “Fate vedere i piedi”, “Sali sulle spalle della tua amica e mando il dono”, “Ti pulisco le scarpe”, “Di dove sei?”, “Siete single?”. Seguendo le live di studenti a scuola ci si imbatte in commenti di questo tenore.
“Fare delle live sui social durante le lezioni è assolutamente fuori da ogni logica. In classe bisogna stare concentrati sugli argomenti oggetto della lezione. Possiamo discutere sul fatto che non sempre i professori riescano ad essere coinvolgenti nella spiegazione e che si debba fare sempre meglio per captare l’attenzione degli alunni, ma non è in alcun modo giustificabile uno strumento che può provocare una disattenzione di massa”, sottolinea Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, a cui sono giunte alcune segnalazioni su questo fenomeno.
“L’uso del cellulare in classe non è consentito. Il Ministero dell’Istruzione del Merito lo ha recentemente ribadito. Usarlo viola le regole della scuola, ma anche quelle della privacy, perché si diffondono discussioni destinate solo all’ambito del gruppo classe. Se gli alunni si collegano a una rete scolastica, va considerata la possibilità di inibire l’accesso a TikTok da quella rete. Tuttavia, i ragazzi spesso bypassano il filtraggio usando il loro pacchetto dati. E’ complesso, quindi. Non sempre è facile farsi consegnare il cellulare e poi questi oggetti vanno custoditi perché non vengano rubati. A scuola ci si dovrebbe occupare di questioni scolastiche e non di ordine pubblico”, ha concluso.
L’anno scorso abbiamo parlato dei pericoli di sfide o mode su TikTok, come quella di filmarsi mentre si assumono tranquillanti per placare l’ansia da interrogazioni. La notizia è diventata virale dopo che alcune ragazze hanno messo su TikTok dei video in cui prendevano tranquillanti per placare l’ansia e gli attacchi di panico prima di un’interrogazione a scuola.
A commentare l’argomento sono stati diversi utenti su Twitter, partendo da un post che ha aperto il dibattito: “Visto Tiktok di ragazze che prendono calmanti per andare a scuola. Da aspirante docente dico solo una cosa: siamo NOI ad aver fallito con loro, non loro”.
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