Nel pomeriggio del 12 ottobre l’iter parlamentare dello schema di direttiva in materia di ripartizione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa previsto dalla legge 440 del 1997 si è concluso con un piccolo colpo di scena.
La Commissione Cultura del Senato, infatti, ha espresso parere favorevole sul provvedimento che riduce lo stanziamento di un buon 30% rispetto allo scorso anno.
Ma il dato politicamente rilevante riguarda il fatto che il parere è stato adottato all’unanimità, senza neppure un voto contrario e non certamente perché l’opposizione fosse assente
Nel parere predisposto dal senatore Francesco Bevilacqua, relatore di maggioranza, venivano formulate alcune osservazioni.
In sede di dichiarazione di voto la senatrice Maria Pia Garavaglia (PD) si diceva però disponibile a votare a favore se le osservazioni fossero state cambiate in “condizioni” e così il senatore Bevilacqua ha subito colto la palla al balzo dichiarando la totale disponibilità ad accogliere la modifica proposta dalla minoranza.
Il parere è stato riformulato con tre condizioni:
1) concentrare i fondi su un ristretto numero di grandi obiettivi strategici fra i quali l’attenzione per le zone a rischio di devianza minorile (ma forse i senatori non sanno che per le aree a rischio sono già disponibili fondi contrattuali sui quali che ogni anno viene anche svolta apposita contrattazione integrativa fra sindacati e ministero)
2) escludere dal novero dei progetti finanziabili con i fondi della legge 440 quelli afferenti le discipline tipiche dell’attività curricolare, in modo da poter utilizzare i fondi per un effettivo ampliamento dell’offerta formativa
3) prevedere per il prossimo anno un incremento delle disponibilità del fondo.
Che opposizione e maggioranza si trovino di tanto in tanto d’accordo su specifici provvedimenti può anche essere positivo e apprezzabile; risulta però poco chiaro per quale motivo l’opposizione abbia mantenuto una posizione per nulla univoca alla Camera e al Senato. Meno di un mese fa i deputati di PD e Italia dei Valori avevano contestato persino le virgole del provvedimento, mentre ora al Senato è bastato cambiare un paio di parole per mettere tutti d’accordo, come se, improvvisamente, il taglio delle risorse sia diventato un problema del tutto secondario.
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