Si complica la vicenda della direttiva ministeriale sugli Uffici Scolastici Provinciali.
Da un lato le posizioni delle organizzazioni sindacali non sono affatto univoche, mentre dall’altro il Ministero non pare disporre già di un progetto chiaro di riorganizzazione degli uffici periferici dell’Amministrazione.
Appena emanato, il provvedimento di Fioroni aveva incassato le forti critiche di Cgil-Flc e dell’Andis (Associazione nazionale dei dirigenti scolastici) puntate tutte sull’impianto centralistico delle novità introdotte e sulla limitazione delle prerogative delle autonomie scolastiche.
Cisl-Scuola, al contrario, aveva fatto sapere di apprezzare decisamente l’iniziativa del Ministro.
Molto negativa la presa di posizione dell’Anp (Associazione nazionale presidi) che ha parlato addirittura di “archeologia amministrativa”.
“Non dovrebbe sfuggire a nessuno, meno che meno agli stessi responsabili dei CSA – scriveva l’Anp in un proprio comunicato del 18 settembre – che questa Direttiva è anche per loro un dono avvelenato. In perenne carenza di organici e di personale in grado di far fronte alle quotidiane emergenze, si troveranno a dover affrontare altre incombenze per le quali non sono preparati e non hanno i mezzi neppure materiali”.
La previsione dell’Anp, in effetti, si sta puntualmente verificando.
Nella giornata del 15 settembre i sindacati di categoria della Funzione Pubblica aderenti a Cgil, Cisl, Uil e Confsal hanno incontrato il Ministro Fioroni e i nodi sono venuti al pettine, tanto che nel comunicato finale dei sindacati del 19 settembre si legge esplicitamente che il Ministro “non ha assunto concreti impegni su alcuna delle questioni sollevate”.
Il fatto è che i problemi sollevati dalle organizzazioni sindacali della Funzione pubblica non toccano minimamente la questione dei rapporti fra i nuovi Uffici scolastici provinciali e le scuole autonome, ma richiamano piuttosto le difficoltà legate alla carenza di organici, alla mancata conclusione di alcune procedure concorsuali interne e ai 7 milioni di euro di aumenti retributivi già “promessi” dal precedente Governo ma che non sono ancora arrivati nelle tasche dei dipendenti.
Peraltro, stando almeno al comunicato congiunto del 19 settembre, non sembra che il Ministero abbia già in mente un preciso programma di intervento e questo non facilita la soluzione di un problema sul quale l’intreccio di “interessi” dei sindacati scuola e di quelli della funzione pubblica rende sicuramente molto complessa la vicenda.
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