La direttiva sul Sistema nazionale di valutazione sembra voler lanciare un messaggio al mondo della scuola: “Guardate che questa volta si fa sul serio. Sulla valutazione di scuole e insegnanti non torniamo più indietro”.
Ma è davvero così?
A leggere i comunicati sindacali pare che ormai sia proprio cosa fatta, tanto che la Cisl (e non solo) lamenta l’assenza di confronto con i sindacati, mentre la Gilda affila già le armi e chiede il rinvio di un anno di tutta l’operazione.
Francamente a noi sembra che la direttiva sia in buona parte una delle tante “grida manzoniane” che di tanto in tanto vengono lanciate da chi governa la scuola (talora è stato persino lo stesso Parlamento ad approvare leggi che non sono mai state attuate).
I motivi di questo giudizio sono facilmente sintetizzabili.
Intanto se si legge con attenzione la direttiva si scopre che – alla resa dei conti – per ora verrà “valutata” solamente una scuola su 10 ogni anno: se la matematica non è un’opinione questo significa che per estendere il processo a tutto il Paese ci vorranno esattamente 10 anni, cioè la prima tornata si concluderà nel 2025 e bisognerà attendere addirittura il 2045 perché ogni scuola italiana riceva almeno tre visite del nucleo di valutazione. Tempi non biblici ma geologici.
Di fatto sarà pressoché impossibile capire se davvero una scuola “migliora” nel proprio percorso di autovalutazione: in 10 anni cambiano moltissime variabili (possono succedersi 3-4 dirigenti scolastici diversi, la composizione della popolazione scolastica può cambiare in modo significativo a causa dei flussi migratori, i processi di deindustrializzazione possono modificare la stessa base sociale di riferimento).
Senza considerare che l’intero piano si potrà realizzare a condizione che vi siano risorse sufficienti. I nuclei di valutazione dovranno essere formati da esperti provenienti da altre regioni. E’ stato fatto un conto approssimativo del costo dell’operazione? La direttiva dice che le risorse andranno ricavate dai fondi assegnati a Invalsi e Indire che però dovranno occuparsi anche della formazione di dirigenti scolastici e insegnanti. Insomma, la sensazione è che si dovranno – come sempre – “fare le nozze con i fichi secchi”.
Il sospetto è appunto che – alla fine – le nozze potrebbero essere rinviate se non addirittura annullate.
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