Ogni tanto, periodicamente, si accende il dibattito sulla presenza di simboli religiosi, come il crocifisso, nelle scuole, luoghi pubblici. Stavolta ci troviamo nel modenese. La dirigente scolastica di una scuola media, come riportano La Repubblica e Il Resto del Carlino, ha deciso di rimuoverli da tutte le aule.
“Il crocifisso è un simbolo religioso. Qui siamo in una scuola, non in una chiesa – afferma la preside -. Per questo ho ritenuto di fare togliere i crocifissi dalle aule, questa estate, in occasione di alcuni lavori di ristrutturazione e pittura dei locali dell’istituto. Siamo una comunità scolastica. Se i docenti o i genitori dovessero manifestare la necessità di affrontare il tema, lo faremo in Collegio Docenti, ma ad oggi la questione non è ancora stata sollevata dai professori e dalle famiglie”.
La decisione, invece, sta smuovendo gli animi di molte persone, tra genitori e docenti. Un gruppo di professori ha, infatti, scritto una lettera indirizzata alla dirigente scolastica per chiedere spiegazioni sulla disposizione della preside. La dirigente dice però di non esserne a conoscenza.
Lo sconcerto dei docenti firmatari è legato anche al fatto che “nei plessi delle elementari e delle materne risulta che il personale docente e ata, in alcuni casi, non ha dato seguito alla direttiva e in tali sedi tuttora i crocefissi sono in aula, mentre nella secondaria di primo grado e in altri plessi, se pur con perplessità, i crocifissi sono stati rimossi”. Ma soprattutto, quello che gli insegnanti chiedono nella loro lettera è la motivazione del provvedimento “che riteniamo grave, sia per il suo valore simbolico, sia perché non trova riscontro in nessuna attuale normativa scolastica”.
Gli insegnanti, rivolgendosi alla preside, sostengono che “quello che avremmo gradito da parte sua era una consultazione con la parte docente, per un dialogo e un confronto”, ribadendo la delusione “per le modalità adottate, per i tempi scelti e soprattutto perché l’atto non risponde ad alcuna protesta o richiesta di rimozione da parte di docenti o famiglie di alunni di altre confessioni religiose”, concludendo la missiva auspicando “un immediato ripensamento da parte sua, riportando così il confronto all’interno della scuola”.
Lo scorso settembre si ha avuto notizia di una proposta di legge a prima firma della bresciana Simona Bordonali, della Lega.
Il documento prevede l’obbligo di esporre il crocifisso “in luogo elevato e ben visibile” in tutte le scuole, negli uffici della pubblica amministrazione, nelle carceri italiane, negli ospedali, nelle stazioni, nei porti e negli aeroporti.
Nel testo che introduce la legge si ricorda come l’immagine del Cristo rappresenta “un valore universale della civiltà e della cultura cristiana, riconosciuto quale elemento essenziale e costitutivo e perciò irrinunciabile del patrimonio storico e civico-culturale dell’Italia”. “Cancellare i simboli della nostra identità collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i princìpi su cui si fonda la nostra società”, spiegano i proponenti, con riferimento alle “polemiche relative alla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche, documentate dalla stampa e dai mezzi di comunicazione nazionali”.
Qualche giorno fa è intervenuto sulla questione il noto giornalista, scrittore e conduttore Corrado Augias, ospite di DiMartedì, su La7. “Non sono d’accordo. Mi ricordo che quando andavo a scuola io al muro c’era il crocifisso insieme all’immagine del duce e del re. Era un orrore accomunare il crocifisso con due figure politiche”.
“Crocifisso attaccato al muro? Per me è un orrore. Non sono cattolico, ma se lo fossi, se ho bisogno di Gesù lo vado a cercare, non lo devo trovare inchiodato al muro”, ha detto, tra gli applausi.
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