Siamo in Sicilia nella area più settentrionale della provincia di Messina, dove il paesaggio è bucolico e i monti Nebrodi si affacciano sul mar Tirreno, ecco come è la giornata tipo di una Dirigente scolastica di un Istituto Comprensivo che ha 17 plessi.
Sono il DS di una piccola scuola di montagna, ubicata in mezzo ai Nebrodi. Il mio Comprensivo comprende 5 comuni, per un totale di 17 plessi dall’Infanzia alla Secondaria di 1 grado. I Comuni sono 5, come dicevo, e per rendere agevole la vita del DS di turno (in questo caso io) per oscuri motivi la sede amministrativa è collocata nel più impervio e lontano dei cinque. Ben 50 km tra andata e ritorno, tutti di curve…..circa 180 a salire ed altrettante a scendere (costo mensile della benzina 250 euro circa, oltre usura macchina) con da un lato la montagna (assai franosa) e dall’altro il burrone. Diciamo che se in un momento di sconforto volessi farla finita, potrei scegliere tra un masso sulla testa o un salto nel vuoto! Per fortuna il paesello ha un Santo protettore che, dicono i paesani, ha sempre evitato che la frana (la frana, per capirci, è un’evenienza normale) uccidesse qualcuno; inutile dire che ormai gli sono devotissima. Ecco, la mia giornata inizia così: alle 6 e 30 giù dal letto, perché alle 745 amo essere a scuola, massimo alle 8, e lungo il tragitto preghiera a San Leone, che mi eviti il “sasso” (a scuola ormai il mio terrore del sasso è mitologico). Andare a scuola ha dei lati positivi, per me che provengo dal traffico micidiale della Brianza: assoluta assenza di traffico. Non condivido più il tragitto con file di macchine ma con greggi di pecore, simpatiche caprette, suini neri dei Nebrodi, cavalli ed altri animali in transito. Tutto molto bucolico e rilassante, se la giornata di un DS potesse fregiarsi di simili aggettivi. E già, perché dall’esatto momento in cui si riaccende il telefono, comincia la pioggia di richieste. Alle 7? Si, alle 7, perché con tanti plessi su tanti Comuni, succede implacabilmente qualcosa. Sempre. Un pullmino che non parte, un portone che non si apre, l’avviso dell’ENEL che mancherà la corrente, il riscaldamento che non si accende, un docente che ha un imprevisto, la neve che blocca la strada, il tutto condito dai messaggini del gruppo whatsapp dei responsabili di Plesso, che comunicano le cose più disparate. Nelle giornate peggiori solo durante il tragitto casa-scuola ho totalizzato 10 telefonate (in 45 minuti); nella giornata più pazzesca di tutte, quando nevicava e ogni Sindaco decideva autonomamente se chiudere o no la scuola, 120 telefonate dalle 7 alle 23.Già, perché avere i plessi sparpagliati in 5 Comuni implica anche avere a che fare con 5 Amministrazioni, nella persona di 5 Sindaci ed altrettanti Assessori. Dalla gestione della Mensa, agli Assistenti alla Comunicazione, passando per il trasporto alunni e il pagamento delle bollette, l’ascensore che si blocca, i bagni che si intasano, le tapparelle che non salgono, il rapporto con gli Enti Locali è strettissimo. Per fortuna i paesi sono piccoli e del Sud, e il rapporto umano fa superare le difficoltà e, spesso, le pastoie burocratiche. I problemi vanno risolti, e subito, e quando si lavora gomito a gomito quotidianamente e si instaurano rapporti personali, oltre che professionali, è più facile trovare le soluzioni.
Bene, strada facendo sono arrivata a scuola, finalmente, in mezzo ai Nebrodi, i cosiddetti Paesi dei Funghi (che peraltro, visti gli orari assurdi che si fanno, non ho mai potuto mangiare). Come ogni scuola che si rispetti anche la mia funziona grazie alla Segreteria e qui sono in una botte di ferro: 4 arzillissimi over 60 mi supportano. Avete letto bene, 3 amministrativi ed una DSGA over 60, di cui uno pronto per la pensione….. ho una segreteria un po’ vintage, diciamo. Capite bene che la “giovinezza” del mio personale è un valore aggiunto, in un mondo “dematerializzato” dove l’uso accorto del computer è indispensabile; infatti l’introduzione di Segreteria Digitale da me voluta e un poco imposta è stata molto molto apprezzata, anzi, proprio non vedevano l’ora! Arrivata a scuola la prima tappa è obbligatoriamente in segreteria. Qui si verificano le assenze del personale, i supplenti da convocare, quelli già convocati, quindi, ultimate le impellenze dell’inizio giornata approdo in ufficio. L’Ufficio è condiviso con la mia Vice che, lo so, faticate a crederci, ha 64 anni pure lei. Ma è una potenza, conosce la scuola in tutti i suoi risvolti e la condivisione degli spazi non è un problema. Per abitudine lavoro con la porta aperta, mi piace sentire il rumore della scuola. Questo è un vantaggio, perché ho tutto sotto controllo ma anche uno svantaggio, perché chiunque entra a raccontarmi qualcosa. La nostra è una professione di ascolto, per chi la intende così, e l’ascolto richiede tempo e prosciuga tante energie. Quindi, ascoltati i docenti e qualche genitore si passa all’attività amministrativa. Da un CIG ad una determina, ad un acquisto su MEPA, al confronto con la DSGA per spese da affrontare, mezza mattina è andata. Il tempo di un caffè ed è ora di guardare la posta, rispondere alle mail, studiare qualche novità, decidere cosa fare con . Il telefono squilla incessantemente, gli amministrativi sottopongono qualche situazione problematica, arriva qualche supplente a prendere servizio.
Tante sono le variabili che possono intervenire in una giornata: l’organico, la predisposizione delle graduatorie dei soprannumerari, la gara per la banca cassiera, il fotocopiatore da sostituire, la supplente che accetta ma dopo un giorno si mette in gravidanza difficile; la segreteria ha bisogno della supervisione del Dirigente, anzi nel mio caso ha bisogno che il dirigente sappia fare anche l’ATA.
Ma il dirigente può anche trovarsi a sostituire qualche docente assente, e tornare a fare il docente per qualche ora. Si mangia se e quando si può, talvolta al volo in mensa coi bambini. Intorno alle 14 ci si avvia verso qualche altro Plesso dove è richiesta la mia presenza, per un consiglio di classe, per un appuntamento con un genitore, per un evento di qualsiasi genere. Sono le 1530, finalmente si può cominciare a pensare di rientrare a casa. Altri 45 minuti di auto, inframmezzati da telefonate per organizzare la giornata successiva. La stanchezza comincia a farsi sentire, ma la giornata non è ancora finita perché le telefonate continuano. So che a raccontarlo sembra esagerato, ma è la pura verità e per avere un attimo di requie almeno a cena bisogna silenziare il telefono. E domani si ricomincia, apparentemente come oggi, ma come sempre senza sapere esattamente cosa succederà nella giornata. Perché una cosa è certa: puoi programmare l’agenda pensando di fare 10 cose ma arriverai alla fine della giornata avendone fatte altre, ma nessuna di quelle dieci.
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