L’episodio del Dirigente Scolastico di una scuola paritaria di Roma, picchiato selvaggiamente dal patrigno di un alunno che era stato sospeso e mandato in ospedale con prognosi di 90 giorni, ci fa capire come veramente è preoccupante il livello di emergenza educativa tra gli adolescenti. Si sta combattendo una “guerra” ad armi spuntate tra le maggiori agenzie educative (la famiglia grande assente e la scuola non messa in condizioni di affrontare le problematiche dei giovanissimi) nonostante il Ministero dell’Istruzione e del Merito abbia preso misure “palliative” per difendere i docenti aggrediti. Purtroppo dobbiamo constatare che le misure adottate rappresentano “pannicelli caldi” di fronte all’emergenza di proporzioni enormi.
La cosa più grave è che tali fatti accadono nella scuola, ossia nel luogo che da sempre è considerato il “tempio” dove il ragazzo apprende il rispetto degli altri, impara i dettami della convivenza civile. Gli adolescenti di oggi non accettano più il rispetto delle regole, e un “NO” per loro rappresenta un affronto, un’offesa contro l’ordine precostituito, Ormai l’unica legge che conoscono è quella della violenza, della sopraffazione perché sanno che possono passarla liscia, che la legge italiana e la scuola, in qualche modo li proteggono e allora sfogano la loro rabbia contro gli insegnanti perché hanno le armi spuntate per potersi difendere, non possono reagire e sono costretti a soccombere. No, basta con questa spirale di violenza all’interno delle mura scolastiche: i docenti non possono recarsi giornalmente sul luogo di lavoro per essere quotidianamente aggrediti. Hanno una loro dignità da difendere, da salvaguardare, da tutelare. Ma da dove viene tanta violenza?
Viene dai cattivi esempi: dalla televisione, dagli smartphone, strumenti che sottopongono gli adolescenti ad un massiccio tentativo di omologazione e di emulazione. Proprio l’emulazione che costringe i nostri ragazzi, ignari della pericolosità è l’esca che li travolge portandoli in un vicolo senza vie di uscita. L’uso spropositato dei nuovi mezzi di comunicazione e della tecnologia può portare a conseguenze serie. Siamo, purtroppo, in una fase di drammatica emergenza educativa che va a colpire proprio le fasce più deboli e indifese della società, ossia i giovanissimi che, di fronte a gesti estremi manifestano, a volte indifferenza e disprezzo del pericolo incombente. Tutta colpa della rete che propina immagini altamente diseducative che distraggono gli alunni dal senso reale della scuola. Tutto questo è frutto di una stupida omologazione dettata dal buonismo.
Mario Bocola