Il Miur nomina più di 70 nuovi dirigenti senza concorso, senza rendere noti i criteri di selezione per l’attribuzione degli incarichi e senza stilare alcuna graduatoria.
Lo scrive Il Sussidiario che fa notare come l’unica ad aver rilevato l’irregolarità della procedura, risalente alla fine del giugno scorso, è stata la senatrice del M5s Enza Blundo, componente della commissione Istruzione e Cultura del Senato.
L’esponente 5Stelle ha infatti rivolto un’interrogazione parlamentare alla ministra Stefania Giannini in cui denuncia la “palese violazione delle regole” e l’assenza di imparzialità e trasparenza nella nomina dei dirigenti: “Nonostante sia riconosciuto, anche nella legge 107, in capo al Ministero l’obbligo di pubblicità, sia negli avvisi dell’amministrazione centrale che in quelli degli uffici scolastici regionali, dei criteri di scelta dei candidati e delle relative tabelle di valutazione, il Miur ha pensato bene di omettere tale passaggio” — scriveva la Blundo — “con una procedura che fa quasi pensare a un modus operandi finalizzato a individuare criteri di valutazione volti a favorire alcuni candidati rispetto ad altri“.
Per questo, scrive il Sussidiario, sarebbe interessante sapere su quali basi è stata accertata la “particolare e comprovata qualificazione professionale” dei neo-dirigenti.
In presenza di ricorsi, le commissioni tributarie ed anche i tribunali ordinari hanno ormai assunto un orientamento comune considerando i provvedimenti dei dirigenti senza titolo addirittura nulli, poiché nella gran parte dei casi essi vengono incaricati in modo fiduciario dagli organi di governo per ragioni di “affinità” politica. Questa discutibile prassi porta, per di più, alla paradossale conseguenza che un dipendente possa intrattenere due distinti rapporti lavorativi con il medesimo datore di lavoro pubblico: quello da funzionario, sospeso per aspettativa e quello da dirigente, attivo ed efficace. Una situazione inconcepibile nel panorama giuridico, dato che anche se dovessero subire le conseguenze di un cambio di maggioranza, i dirigenti non perderebbero il posto di lavoro ma tornerebbero a svolgere l’attività di funzionario, non avendo mai acquisito la qualifica dirigenziale per superamento del concorso. Al contrario, i dirigenti di ruolo che, nel rispetto della Costituzione, hanno ottenuto la qualifica a seguito di concorso, se valutati negativamente rischiano il licenziamento.
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Si riscontra, dunque, scrive il giornale online, la più totale inerzia e questa vergognosa prassi continua, con incarichi affidati arbitrariamente senza che siano specificati i requisiti richiesti, i criteri di valutazione e senza istituire una graduatoria.
A questo punto ci chiediamo quale altro organo di giustizia debba pronunciarsi per ottenere il ripristino un minimo di legalità all’interno del comparto pubblico.
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