La composizione della categoria dei dirigenti scolastici sta cambiando in modo significativo.
A partire dal 1° settembre scorso sono andati in pensione 1.435 dirigenti mentre ne sono entrati in servizio 839 per effetto del concorso.
Ma mentre fra i pensionati gli uomini rappresentano il 66% e le donne il 34%, le percentuali si invertono quasi perfettamente fra i nuovi assunti: 64% donne e 36% uomini. In concreto questo significa che la categoria si sta ulteriormente “femminilizzando”.
E’ questo uno degli aspetti che più di altri balza agli occhi esaminando i dati forniti dall’Associazione nazionale presidi.
Quest’anno il numero dei pensionamenti è stato particolarmente elevato: il 17,4 per cento rispetto ai dirigenti in servizio, più del doppio degli anni precedenti quando la i pensionamenti non superavano mai il tetto dei 10% del totale.
E, se si esaminano le tabelle fornite dall’Anp, si scoprono dati particolarmente curiosi.
Quest’anno ci sono pensionamenti record anche per altri motivi: in Calabria è andato in pensione un dirigente su 3, in Friuli poco più di 1 su 10.
Undici dirigenti dei 1.435 che hanno lasciato il servizio avevano più di 70 anni, addirittura uno di loro ha già compiuto la bella età di 77 anni.
Gli ultrasessantacinquenni sono circa 600 mentre c’è anche il caso di un “baby pensionato di 53 anni”.
Lontani, lontanissimi, i tempi in cui si diventava presidi o direttori didattici a 30-35, l’età media dei nuovi assunti è di 47 anni e questo significa che mentre i dirigenti che sono andati in pensione in questi anni avevano maturato spesso almeno 30 anni di servizio come presidi/dirigenti, nei prossimi anni difficilmente si uscirà dalla scuola con più di 20 anni di attività dirigenziale.
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