La vicenda della valutazione dei dirigenti scolastici riflette in pieno l’attuale stato della scuola italiana, forse della stessa società italiana.
La nota ministeriale del 16 luglio di quest’anno aveva prorogato la scadenza delle funzioni per la compilazione del Portfolio del Dirigente scolastico visto che erano ancora pochi i dirigenti che avevano ottemperato a questa funzione introdotta con grande pompa magna assieme alla valutazione delle scuole e alla valorizzazione del merito dei docenti.
Quest’ultima, come sappiamo, è stata “annacquata” costringendo i dirigenti a contrattare con le RSU, magari composte anche da ATA, alcuni criteri che riguardavano la premialità dei docenti.
La valutazione delle scuole, invece, continua ad essere fortemente condizionata dalle grandi disparità esistenti fra i territori, fra autonomie, disparità a livello di utenza, di contesto, di strutture, di personale presente nelle segreterie, di carenze di DSGA, di reggenze.
La valutazione della dirigenza scolastica era finalizzata alla “valorizzazione e al miglioramento professionale dei Dirigenti scolastici, nella prospettiva del progressivo incremento della qualità del servizio scolastico e in coerenza con il SNV” (art. 1, comma 93, della legge 107/2015), ma è rimasta solo sulla carta, non più legata, almeno in questa fase, al miglioramento della parte variabile dello stipendio.
Il Governo sembra impegnato in altre faccende e anzi sta provvedendo a nuovi tagli per la scuola, incurante del fatto che siamo agli ultimissimi posti in Europa come investimenti nel sistema di istruzione. Poi si assiste alla penosa vicenda del nostro contratto, si fa melina, si continuano a posticipare le decisioni in merito a possibili adeguamenti di uno stipendio oramai ridotto al lumicino, se paragonato con il resto della dirigenza pubblica.
E, soprattutto, della valutazione non se ne parla più in modo chiaro, non si sa che succede, quanti sono quelli che hanno compilato il portfolio, quanti lo hanno lasciato perdere considerandolo un inutile orpello di un sistema che appare ridondante, c’è poi chi attende i NEV, chi ha avuto la loro visita ma da anni attende il loro rapporto, chi aspetta invece quelle “terribili” interlocuzioni a distanza via skype, chi semplicemente pensa ad altro, ritenendo il tutto solo una grande perdita di tempo.
Tutto questo è semplicemente negativo, la scuola, oltre che di risorse e di investimenti, ha anche bisogno di coerenza e serietà, di lungimiranza e chiarezza di azione.
SOLO DIRIGENTI stigmatizza ancora una volta questo stato di precarietà in cui i dirigenti scolastici più di altri si ritrovano a dover agire. Difficile lavorare, affrontare le grandi sfide delle nostre scuole, le interlocuzioni con le aziende, con i genitori, con le istituzioni, insomma con gli stakeholders, senza avere certezze e senza, soprattutto, avere una chiarezza normativa.
I Dirigenti scolastici sono abituati a non spaventarsi di fronte alle grandi responsabilità che quotidianamente si ritrovano a dover affrontare, del resto sono sempre in prima linea rispetto alle riforme e alla necessità di farsi garanti di un intero sistema, ma dall’altra parte chiedono una linea chiara di azione e un giusto riconoscimento del loro ruolo. Nella attuali condizioni di vaghezza e di precarietà è difficile lavorare.
Solo Dirigenti