Tra i gravi problemi che tormentano la scuola italiana quello delle scuole in reggenza, cioè con un ‘preside in prestito’, si è conquistato un posto di tutto rispetto nell’opinione pubblica e nel dibattito innescato dalla legge sul dimensionamento scolastico.
Denatalità, reggenze e richieste dell’Europa sono infatti i 3 pilastri concettuali sui quali si regge la nuova legge sul dimensionamento che prevede tagli e accorpamenti delle sedi scolastiche.
Seguendo il ragionamento di chi si dichiara favorevole si apprende che per arginare l’onda del decremento demografico e mettere in ‘sicurezza’ le scuole è necessario innalzare il parametro che dà diritto di esistenza alle scuole autonome passando dagli attuali 600 alunni a 900.
Pare di capire che essendo molte le scuole che sono o si stanno pericolosamente avvicinando alla ‘deadline’ dei 600 sarebbe più conveniente riaccorparle in istituti da minimo 900 alunni per raggiungere, tra gli altri, l’obiettivo prioritario dell’eliminazione delle reggenze assegnando a ogni scuola un dirigente e un dsga legittimi e stabili.
Non ci addentriamo nelle polemiche dei calcoli matematici e nella scelta dei parametri, sui quali ci sarebbe molto da dire, ma rimaniamo sulle dannose reggenze che la nuova legge promette di eliminare e sull’obiettivo della nostra segnalazione perché nel panorama dei distinguo, delle incongruenze e della mancata trasparenza riteniamo necessario far emergere su questo argomento lo ‘strano’ caso delle reggenze nella regione Lazio.
Il caso: contando nell’elenco delle sedi disponibili per la mobilità https://www.usrlazio.it/index.php?s=1052&wid=12780, risultano senza dirigente, con varie diciture di ‘vacante’, ben 93 scuole, ma l’USR Lazio precisa che il numero di sedi vacanti è maggiore rispetto al numero di posti realmente disponibili (10 posti!)in quanto queste sedi (quante?) devono essere accantonate in numero pari a quanti sono i Dirigenti Scolastici in particolare posizione di stato nell’a.s. 2023- 24 (quanti?). Dai dati pubblicati ricaviamo la presenza di n. 93 posti vacanti e di soli n. 10 posti liberi per la mobilità interregionale (corrispondente al 100% dei posti disponibili).
Scorrendo gli elenchi delle sedi disponibili nelle altre regioni si comprende, senza fatica, che il caso dei dirigenti utilizzati in altri ruoli ma che lasciano, passateci l’espressione, ‘il cappello sulla sedia’ è un caso tutto laziale (romano?).
In nessuna regione infatti il numero di questi dirigenti è così alto, in nessuna regione c’è un così alto numero di reggenze dovute a questi accantonamenti. Ma le reggenze sono oppure no il grande male da evitare? Se lo sono, prendendo a prestito un’espressione del nostro illustre Ministro, allora non possono esserlo “a corrente alternata” diventando obiettivo irrinunciabile quando si ‘dimensiona’ e pratica tollerata quando di parla del Lazio.
Questo macroscopico fenomeno pesa infatti sulla sola regione Lazio senza alcun meccanismo di bilanciamento, qui i diritti dei singoli dirigenti non sono armonizzati con l’interesse della collettività e con il legittimo interesse di rientrare nella regione di residenza di tanti colleghi che chiedono la mobilità interregionale.
Una situazione grave per i territori laziali, per le scuole, per l’utenza, accompagnata da un altrettanto grave silenzio collettivo (silenzio anche dei sindacati…quanti ds laziali lavorano presso di loro?) e dalla mancanza di trasparenza. Per questo chiediamo trasparenza e azioni concrete per bilanciare tutti gli interessi in gioco primo fra tutti quello dei territori e delle provincie laziali. Innanzitutto per la trasparenza chiediamo di conoscere:
Per bilanciare il peso delle reggenze e tutelare tutti gli interessi legittimi in campo chiediamo altresì:
Chiediamo equità, basta con le reggenze sui posti accantonati nel Lazio!
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