Categorie: Personale

Dirigenti scolastici, è rivolta: da settembre stipendi più bassi e 2mila scuole in reggenza

Per i dirigenti scolastici arriva l’aumento “transitorio”: da settembre le retribuzioni dei capi d’Istituto, già dimezzate rispetti agli altri dirigenti, torneranno a scendere.

A denunciarlo sono, compatti, i sindacati Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals-Confsal, alla luce dell’informazione preventiva ricevuta il 14 aprile dal Miur sulla ripartizione alle Regioni del Fondo Unico Nazionale 2015-16, da utilizzare per le contrattazioni regionali sulla retribuzione di posizione e di risultato per l’anno scolastico in corso.

Attraverso una nota unitaria, le sigle sindacali sostengono che “per poter amplificare l’effetto delle sue comunicazioni, il Governo continua a parlare di aumenti ai dirigenti scolastici per riconoscere il maggior carico di responsabilità attribuito dalla legge 107/2015. Tace quindi sul fatto che la legge 107 ha stanziato 20 milioni in meno per il prossimo anno e di 34,5 in meno per il 2018”.

“Pertanto – continuano -, le retribuzioni dei dirigenti diminuiranno quindi già a partire dall’anno scolastico 2016-17, per ridursi ulteriormente nel 2017-18. I fatti sono quindi evidenti: non viene ripristinata la retribuzione media professionale dei dirigenti scolastici rispetto al 2010; la retribuzione dei dirigenti scolastici nei prossimi anni tornerà a diminuire; parte della retribuzione verrà spostata sul risultato e sarà collegata alla valutazione effettuata dai Direttori Regionali; si ridurrà la base di calcolo per la liquidazione e la pensione”.

Numeri alla mano, la denuncia dei sindacati è forte: “risulta con assoluta evidenza che i cosiddetti aumenti della legge 107 non ripristinano – osservano i sindacati – la retribuzione media professionale dei dirigenti scolastici al livello del 2010 e sono destinati a essere distribuiti in modo ineguale fra i dirigenti – in conseguenza della loro valutazione – con le ovvie conseguenze sulla pensione e sulla liquidazione”.

 

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In conclusione, la retribuzione dei presidi diventa sempre più “iniqua rispetto agli altri dirigenti pubblici e alle responsabilità attribuite, continuamente in diminuzione, ineguale al suo interno a fronte di uguali carichi di lavoro“.

Flc, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals annunciano quindi che i dirigenti scolastici saranno in campo nelle prossime settimane, insieme a tutti gli altri lavoratori della scuola, per rivendicare “il diritto a una retribuzione equa e dignitosa e al rinnovo del contratto, anche al fine di disciplinare le procedure valutative dei dirigenti scolastici ai cui esiti sono connessi effetti salariali immediati e futuri evitando che essi dipendano unilateralmente dal datore di lavoro”.

È probabile, quindi, che nei prossimi giorni vengano indette delle giornate di mobilitazione del personale, anche con manifestazioni locali o nazionali.

Dei presidi, nei giorni scorsi, si occupato anche l’Anief, secondo cui rimane “ancora tutto da risolvere il problema dello sblocco del Fondo Unico per le retribuzioni di risultato e posizione: Anief-Dirigenti Scolastici ha calcolato che quell’importo doveva essere del 40% più grande, perché mancano all’appello 60 milioni di euro. Il sindacato, pertanto, conferma l’intenzione di impugnare in Tribunale il decreto di assegnazione del FUN, la cui sottoscrizione dovrebbe arrivare forse già in questa settimana”.

Il sindacato siciliano, inoltre, ha rilevato che da settembre “a seguito dei prossimi pensionamenti, in diverse regioni nemmeno coperti dal turn over, il numero di scuole prive del proprio preside supererà quota 2mila. Come se non bastasse, in base alla Legge 107/15, questi istituti sarebbero dovuti essere affidati ai neo-assunti del ‘potenziamento’, privi di esperienza”. In effetti, il concorso per dirigenti scolastici, come da tempo rilevato dalla Tecnica della Scuola, rimane bloccato, per via della necessità di modificare il regolamento, anche sulla base delle novità introdotte dalla Legge 107/15.

 

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Alessandro Giuliani

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