Chi conosce i tempi della giustizia in Italia, sa che non sono affatto brevi. E se prova ad immaginare che a rallentare ulteriormente ci ha pensato l’emergenza Covid-19, è pienamente consapevole che la fissazione di numerose udienze è destinata a spostarsi sempre più avanti.
Nel mondo della scuola, le conseguenze di questa lentezza sono destinate a generare non poche problematiche. In questi giorni, si stanno calcolando i posti disponibili per i nuovi incarichi di dirigente scolastico e gran parte dei posti che potrebbero essere assegnati, restano “congelati” in attesa di un provvedimento definitivo. In sostanza in emergenza Covid-19, quando la gestione delle scuole non sarà affatto semplice come negli anni passati, il fenomeno delle reggenze rischia di presentarsi, non perché – come avvenuto in passato – non c’è il personale da reclutare, ma perché ci sono sentenze da attendere.
In sostanza, e questo avviene prevalentemente nelle regioni del Sud, un importante numero di posti non viene assegnato a ruolo e dato in reggenza perché molti ds hanno presentato ricorso spesso motivato dalla necessità di dover assistere un familiare ai sensi della Legge 104 del 1992. Una volta ottenuto un provvedimento d’urgenza per assisterlo ci si trova innanzi ad un doppio “congelamento” dei posti: quello per il provvedimento del giudice e quello di titolarità, quest’ultimo destinato a reggenza in attesa di sentenza di merito.
Si tratta di un problema che dovrebbe essere affrontato con decisione e risolto nell’interesse generale della comunità scolastica ma è anche un fenomeno di cui non si parla molto: come dire, tutto è “congelato” anche le parole che prima di giungere a chi di dovere si gelano nell’aria e restano ghiacciate.
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