Come avevamo già accennato, oggi martedì 1° agosto è stato sottoscritto il CCNI dei dirigenti scolastici sulla determinazione della retribuzione di posizione parte variabile in relazione alle nuove fasce di complessità attribuite alle istituzioni scolastiche.
L’accordo individua le fasce di complessità, i criteri di riparto e d’impiego delle risorse che costituiscono il Fondo unico nazionale (FUN), tra quota destinata alla retribuzione di posizione e quota destinata alla retribuzione di risultato, per l’anno scolastico 2023/2024.
“La firma del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo conferma lo sforzo del MIM per garantire ai Dirigenti scolastici il giusto riconoscimento del loro ruolo nel sistema scolastico, prevedendo anche un innalzamento dei livelli retributivi in considerazione dell’impegno necessario a far fronte alle molteplicità di attività e responsabilità a cui la categoria è chiamata”, ha dichiarato il Ministro Giuseppe Valditara.
Dopo la certificazione dell’ipotesi di contratto da parte degli organi di controllo, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Dipartimento della funzione pubblica, si giunge così alla definitiva regolazione di un sistema che, fino a oggi, era contrassegnato da ingiustificate incongruità retributive tra i Dirigenti scolastici. Il CCNI prevede un miglioramento generalizzato e stabile delle retribuzioni grazie all’incremento della posizione di parte variabile, legata alla complessità delle Istituzioni scolastiche, e garantisce, al contempo, che nessun Dirigente scolastico subisca decrementi retributivi rispetto alla situazione attuale.
Il Ministero, su precisa indicazione del Ministro Valditara, ha agito, all’interno di una preziosa e fattiva collaborazione istituzionale con il MEF, per fare sì che il prossimo primo settembre (data di inizio del nuovo anno scolastico) possa diventare un momento di svolta per i presidi italiani.
Infatti, a partire da settembre 2023, per la prima volta dall’introduzione dell’autonomia scolastica, la categoria percepirà regolarmente i nuovi cedolini corrispondenti all’anno di riferimento, con una certezza degli importi e una conoscenza preventiva del livello di complessità dell’istituzione presso la quale prestano servizio. Gli importi delle posizioni variabili saranno aggiornati con gli incrementi rilevanti previsti dal nuovo Contratto nazionale.
In particolare, gli Uffici dell’Amministrazione centrale e periferica hanno lavorato per definire l’adozione di un Decreto direttoriale per ciascun territorio regionale e l’invio di tali Decreti per il visto alle ragionerie territoriali entro il 31 luglio, in modo che si possano aggiornare i cedolini in tempo utile.
Come afferma una nota della Cisl Scuola, “finalmente sono state superate le disparità di retribuzione tra le regioni, con un aumento nella maggior parte dei casi della retribuzione di posizione dei dirigenti scolastici. Infatti, secondo dati forniti dal ministero, 1.787 posizioni vedranno un aumento di oltre 5.000 euro annui lordo dipendente, per 2.556 posizioni l’aumento va da un minimo di 3.000 a un massimo di 5.000 euro, 3.343 posizioni dirigenziali vedranno un incremento di massimo di 3.000 euro annui. In tal modo è stata infine portata a compimento l’innovazione che era stata prevista nel CCNL 2018”.
Sempre la Cisl commenta: “Appare evidente che è necessario proseguire con tempestività sulla strada intrapresa. Le azioni da compiere sono da un lato relative al miglioramento del CCNI, sia recuperando quelle situazioni che hanno dato luogo ad errori nell’attribuzione della fascia di complessità, sia rivedendo i criteri adottati, anche coordinandoli con la considerazione delle particolari situazioni che si sono determinate in alcune regioni. È dunque necessaria la riapertura a settembre della trattativa e il rinnovo della clausola di salvaguardia che necessariamente deve essere estesa anche alle situazioni derivanti dal dimensionamento. D’altro canto, è urgente e necessaria un’azione che determini nuovi stanziamenti nella prossima legge di bilancio, per rendere effettiva l’armonizzazione delle retribuzioni almeno entro l’Area contrattuale”.
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