Sarà il sole di Napoli o la brezza marina della Costiera Amalfitana, sta di fatto che in Campania, professionalmente parlando, i dirigenti scolastici hanno vita lunga, anzi lunghissima. E la cosa non a tutti garba perché le nuove regole imposte dal Dipartimento della Funzione pubblica stanno creando situazioni di palese disparità di trattamento. In pratica le disposizioni della FP si rifanno alle norme contenute nell’art. 10 della legge 122/2010: per chi ha maturato i requisiti minimi per il collocamento a riposo (40 anni di servizio o “quota 96”) scatta il cosiddetto pensionamento coatto. Il problema si pone in particolare per quei dirigenti scolastici ai quali era già stata concessa la proroga per il mantenimento in servizio anche oltre il compimento dei 65 anni di età. In alcune regioni, come per esempio in Liguria, i direttori regionali hanno già provveduto a revocare le proroghe, mentre in Campania vi sono dirigenti scolastici che resteranno in servizio persino oltre il compimento dei 70 anni. Le proroghe in atto in Campania (non a casa Plinio la chiamava felix) sono quasi un centinaio e riguardano dirigenti scolastici nati anche prima del 1945. Ci sono casi di dirigenti nati addirittura nel 1941 che hanno in corso una proroga fino al 31 agosto prossimo; e persino un paio che potranno rimanere in servizio ancora fino all’agosto 2013. Va detto, ad onor del vero, che ci sono anche alcuni giovanotti del 1948 che potranno restare fino al 2015, ma questo caso compensa quello un dirigente che andrà in pensione dal prossimo 1° settembre e che pochi giorni dopo festeggerà 71 anni di età.
Non c’è che da restare ammirati per tanta dedizione al lavoro.
Peccato che con le nuove regole si stiano costringendo dirigenti scolastici con meno di 60 anni ad andarsene dalla scuola. Come al solito in questo Paese non si conoscono le mezze misure.
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