Si è concluso verso le ore 12 del 12 febbraio l’incontro per il tentativo di conciliazione relativo al Contratto Integrativo dei dirigenti scolastici.
L’esito è stato del tutto negativo e gia nel pomeriggio dello stesso giorno i sindacati rappresentativi dei dirigenti scolastici (Cgil-Flc, Cisl-Scuola, Snals e Anp) hanno proclamato uno sciopero della categoria per il prossimo 12 marzo.
Secondo la parte pubblica il Contratto Integrativo necessita ancora di alcuni approfondimenti prima della firma definitiva. A nulla sono valse le osservazioni dei sindacati (e dell’Anp in particolare) sulla nuova norma contenuta nella legge finanziaria secondo la quale i contratti diventerebbero comunque definitivi dopo 55 giorni dalla sottoscrizione fra Aran e Sindacati.
Secondo la parte pubblica tale norma sarebbe applicabile solo ai contratti collettivi nazionali e non a quelli integrativi. Il problema non è solo formale: se è corretta l’interpretazione della Amministrazione, come è peraltro molto probabile, significa che la norma della finanziaria non porterà reali benefici in quanto saranno sì accorciati i tempi per l’approvazione dei Contratti nazionali che però non potranno comunque essere applicati in toto dal momento che spesso essi rimandano a Contratti integrativi successivi.
A dimostrazione che solo per i contratti collettivi nazionali valgono le nuove regole, nel corso della riunione è stato annunciato che proprio nei giorni scorsi il Governo ha dato il via libera al contratto siglato a luglio fra Aran e Sindacati sulla questione della funzione tutoriale, dei contratti di prestazione d’opera e degli anticipi nella scuola dell’infanzia. Dopo gli scioperi di ottobre nel settore dell’Università e della Ricerca, adesso è la volta dei dirigenti scolastici. La decisione dei sindacati è quasi un atto dovuto: la mancata sottoscrizione del contratto integrativo impedisce infatti ai dirigenti scolastici di ricevere gli aumenti già previsti e concordati (circa un centinaio di euro mensili).
La decisione di oggi potrebbe avere conseguenze imprevedibili: in gioco non è soltanto il contratto dei dirigenti scolastici, ma la “tranquillità” dell’intero comparto. E la scuola potrebbe cominciare a diventare una spina nel fianco per il Ministro Fioroni.