Fra i numerosi provvedimenti che avviano l’anno scolastico 2020/21, figurano quelli relativi agli organici dei dirigenti scolastici. Diversi Usr hanno indicato ai fini della mobilità interregionale il numero ed elencato le sedi dei posti disponibili specificando anche la possibilità di ulteriori modifiche nel caso di ulteriori disponibilità.
Le integrazioni potrebbero verosimilmente arrivare dai dati pronti ad essere trasmessi dall’Inps sui pensionamenti destinati a lievitare, non di poco, il risicato numero di circa 500 disponibilità.
Inoltre, un altrettanto cospicuo numero di posti, soprattutto nelle regioni del Sud, risulta “congelato” per provvedimenti cautelari, ovvero posti che saranno assegnati a dirigenti scolastici che hanno presentato ricorso, spesso motivato dalla necessità di dover assistere un familiare ai sensi della Legge 104 del 1992.
In questo caso, ci si trova innanzi ad un doppio “congelamento” dei posti: quello per il provvedimento del giudice e quello di titolarità, quest’ultimo destinato a reggenza in attesa di sentenza di merito.
Ma non è finita. Vi un altro ulteriore motivo di riduzione di disponibilità che fa a pugni con la presenza di nomine in fieri: si tratta delle cosiddette proroghe per progetti internazionali le cui caratteristiche dovrebbero essere in lingua.
In sostanza, a diversi dirigenti scolastici che hanno maturato i requisiti per il pensionamento d’ufficio viene prorogato l’incarico.
L’emergenza Covid-19 non sembrerebbe avere avuto alcuna influenza sulla decisione di proroga da parte dei vari Uffici scolastici che fra l’altro devono attendere il parere del ministero della Funzione Pubblica per procedere legittimamente al trattenimento in servizio e quindi non rendere il posto disponibile degli aspiranti alla proroga per la mobilità interregionale o per l’assunzione.
È noto che l’emergenza Covid-19 ha sospeso gli interscambi culturali e inoltre i dati all’anagrafe dei dirigenti scolastici che chiedono la proroga si avvicina ai settanta.
Si tratta di professionisti da valorizzare e per essi – considerata la necessità di predisporre al meglio la macchina organizzativa per ripartenza della scuola dopo lockdown – si potrebbe ipotizzare un contratto di collaborazione non retribuito, per non disperdere il loro know-how che aggiungerebbe senz’altro valore magari alle stesse istituzioni dove hanno operato.
Infine, anche i posti per comandi e distacchi non potendo essere coperti da dirigenti scolastici neoassunti o assegnati in mobilità interregionale comportano l’utilizzo delle reggenze ed in tempo di Covid-19 è evidente che avere troppi istituti in reggenza non è auspicabile.
In conclusione, l’effetto della drastica riduzione del numero dei posti disponibili genererà inevitabilmente un effetto: molti dirigenti scolastici che sperano nella mobilità interregionale si troveranno loro malgrado non soddisfatti mentre i capi d’istituto in graduatoria in attesa di nomina dovranno attendere qualche anno prima di assumere servizio. Qualcuno addirittura potrebbe rischiare – a causa dell’età vicina al pensionamento – di non riuscirci.
Senza tralasciare la circostanza che molti dirigenti neo-assunti non riusciranno ad ottenere una sede nella propria regione di residenza.
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