Il concorso fu bandito nel lontano dicembre 2007 e metteva a disposizione 145 posti di dirigente tecnico del Miur.
Si trattava di reclutare esperti dirigente tecnici con funzione sia ispettiva nelle scuole e sia “con riferimento ai fenomeni del bullismo, delle devianze giovanili, dell’assiduità della frequenza e della continuità delle prestazioni da parte dei docenti”. Un concorso importante per avere a scuola dei punti di riferimento che andassero al di là del preside e perfino degli Usp. E’ vero infatti che l’autonomia consente libertà decisionale, ma è anche vero che occorre una figura terza col compito della consulenza, della promozione e pure della ispezione vera e propria che è garanzia per le istituzioni e per i docenti seri.
Se è ormai parere comune che ogni organizzazione ha bisogno di controlli (si pensi alle truffe e alla corruzione), non si capisce il motivo per cui, così pochi ispettori calchino le scene della scuola.
Se infatti nel 1974 erano quasi 700, attualmente in servizio ce ne sono molto pochi, mentre la famosa terza gamba, per la valutazione delle scuole, non pare riesca a toccare suolo.
Si ha quindi la sensazione che parlare di restituire serietà all’istruzione sia solo un luogo comune, mentre i docenti sono sempre più lasciati soli e i controlli, sia di legittimità giuridica, e sia dei processi educativi (dalla pedagogia, alla didattica, alla sperimentazione ecc.) siano affatto assenti.
Se si considera inoltre che i ricchi fondi strutturali europei talvolta vengono lasciati all’arrembaggio di pochi filibustieri, si capisce che una attività di monitoraggio, ma anche di verifica della loro destinazione e dei risultasti finali, sia sempre più improcrastinabile.
Ma gli ispettori hanno anche il compito di spingere le scuole al loro precipuo mandato: quello del successo scolastico e formativo dei ragazzi, a fronte di un tasso di abbandono e dispersione preoccupante.
Ed è in questa fase che si inserisce perfino il controllo sull’operato dei presidi, anche per il controllo dei quali fu prevista la figura dell’ispettore, pensata da Casati nel 1859, quando di scuola di massa non si aveva nemmeno l’idea.
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