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Dirigenti trasferiti dopo due mandati per evitare corruzione, Rusconi (Anp): “Folle, nessun rischio. Lo Stato non si fida dei suoi uomini?”

In Lazio sta scoppiando un vero e proprio caso proposito del turn over dei dirigenti scolastici. Come abbiamo riportato, secondo quanto scrive Il Messaggero, Rocco Pinneri, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, ieri ha detto che “Dal prossimo anno i dirigenti scolastici che hanno già svolto due mandati nello stesso istituto andranno trasferiti”.

A quanto pare si andrà ad applicare un’indicazione del codice anticorruzione (approvata nel 2001, poi confermata nel 2012) che inserisce anche i presidi tra le categorie soggette a rotazione. Sono i singoli direttori regionali stabilire la durata massima dei mandati dopo la quale scatta il trasferimento.

Si tratta di una norma abbastanza snobbata, alla quale si sono attenuti in tutt’Italia soltanto cinque territori (Provincia di Trento, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Puglia), con modalità diverse. L’Anac, l’autorità nazionale Anticorruzione, ha indicato che la scuola, “è un settore a basso rischio corruttivo”. Tuttavia, la Corte dei Conti ha intimato all’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio di indicare sia i tempi del turn over sia di applicare le rotazioni. In caso contrario si dice pronta a non validare i singoli contratti dei presidi. 

Già a dicembre Pinneri ha chiarito che i dirigenti, nel territorio laziale, non possano restare al loro posto per più di due mandati. Ieri, poi, ha specificato che chi a settembre si troverà con il contratto scaduto (è di durata triennale), sarà trasferito. Si tratta di una decisione interessante, visto che si stima che ogni anno meno del 10 per cento dei presidi sia destinato a nuovo incarico e questo avviene su loro richiesta.

“Insensata indicazione”

Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, è furioso: “Già la burocrazia sta distruggendo la scuola, ma adesso si vuole applicare un’insensata indicazione del Codice anticorruzione che impone il trasferimento dei presidi, in barba alle più elementari regole di continuità amministrativa e didattica. E parliamo di progetti delicati. Nessuno è indispensabile, ma qui si fa il gioco dei quattro cantoni”, ha detto.

“Occorre bloccare questa follia. Poi vorrei capire quale rischio di corruzione c’è: ricordo che i nostri bilanci sono già vagliati da revisori nominati dal ministro dell’Economia e da quello dell’Istruzione: che vuol dire, che lo Stato non si fida dei suoi uomini?”, ha aggiunto. Insomma, secondo Rusconi non ci sarebbe alcun rischio e bisognerebbe garantire, invece, continuità.

“La scuola non è come le altre amministrazioni pubbliche”

I presidi romani chiedono altre motivazioni su cui basare questo obbligo di turn over in quanto, a loro avviso, la minaccia di corruzione non regge. La preside del liceo Mamiani, Tiziana Sallusti, ad esempio quest’anno terminerà il suo terzo mandato e dice: “Sono molto legata a questo liceo, i dirigenti sono ritenuti a basso rischio corruzione perché gestiamo dei fondi controllati, perché ogni decisione di spesa passa per una delibera, perché le direzioni non sono organi monocratici: esistono i collegi di classe e di istituto. Se poi invece la rotazione la vogliamo leggere come un valore, il preside meritevole e capace, che va in un’altra scuola è un altro discorso. Vede lavorare nella scuola e nell’educazione richiedere tempo”.

Il Rettore del Convitto Nazionale, Paolo Reale, ha parlato del caso particolare del sistema scuola, diverso dal resto della pubblica amministrazione: “Si parla tanto di progettualità e di continuità, le esigenze, a partire dall’anticorruzione, sono sacrosante ma sarebbe necessario preoccuparsi della qualità del servizio erogato rispetto alla corruzione che investe la scuola in maniera parziale se non per nulla. Io credo che la scuola come Istituzione sia diversa da qualsiasi altra amministrazione pubblica: si persegue un risultato che non è quantitativo”.

Dello stesso parere Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, che in un comunicato ha tuonato: “E’ assolutamente inappropriato accomunare le scuole ai grandi apparati amministrativi della PA. Le dinamiche e soprattutto i fondi a disposizione sono molto diversi e di conseguenza parlare in questi termini di rischio corruzione appare molto superficiale. Trovo inaccettabile l’applicazione di simili automatismi al mondo della scuola nel quale, da sempre caratterizzato dalla insufficienza delle risorse economiche è minimo il rischio di corruzione”.

“La scuola non è un ufficio ministeriale, il dirigente scolastico si occupa di una comunità che ha al proprio interno studenti, famiglie, docenti e personale. La progettazione ha tempi più lunghi, sussistono rapporti complessi anche col territorio e questi hanno bisogno di tempo per essere instaurati in modo fruttifero“, ha aggiunto rimarcando l’aspetto, anche per lui chiave, della continuità.

“La legge Severino si propone di abbattere il rischio di corruzione ma dispone anche di valutare i casi sulla base delle reali condizioni, non imponendo automatismi. Nel caso delle scuole, prima di intervenire a tappeto vanno valutati con cura più fattori e soprattutto il rapporto costi-benefici, anche in termini sociali e specialmente nelle aree più a rischio”, ha concluso Giannelli, invocando una maggiore attenzione alle specificità proprie della scuola.

Dinamiche stagnanti a lungo andare?

Altri presidi hanno fatto notare alcune difficoltà logistiche che potrebbero emergere: “Ci sono realtà anche nel Lazio che hanno poche scuole, ruotare su ognuna poi comporta per quel preside in assenza di alternative di spostarsi anche fuori città, così come ci sono presidi che possono pure dopo i sei anni avere di fronte un biennio prima del pensionamento e forse sarebbe opportuno far loro concludere la carriera nella stessa scuola”, ha detto la numero uno del liceo Orazio, Maria Grazia Lancellotti.

Cristina Costarelli, a capo del liceo Newton, ha fatto eco: “Come sosteniamo in molti e come le cronache giudiziarie hanno raccontato, il fenomeno è molto lontano dalla scuola. Il cambiamento è necessario per il rinnovamento più che per il pericolo di corruzione se c’è la malafede c’è anche al primo giorno di incarico”.

Ma c’è anche chi, invece, sembra essere a favore di questo provvedimento: “Ma provengo da una dirigenza di 12 anni in un istituto comprensivo. Ritengo necessaria e fondamentale la rotazione, il ricambio è salutare sia per il dirigente che per la scuola perché a lungo andare possono prendere corpo delle dinamiche stagnanti a prescindere dal rischio della corruzione”, queste le parole di Cinzia Giacomobono, preside del Righi.

Redazione

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