Dirigenti valutatori? No, grazie!

I pregiudizi, si sa, sono duri a morire. E alcuni più di altri. Forse perché affondano i loro tentacoli in granitiche visioni del mondo.

Tra questi pregiudizi il più interessante, nel mondo della scuola, riguarda l’idea che il dirigente scolastico sia una figura quasi inutile quando non addirittura dannosa.

Questa idea è emersa con tutto il suo sconcertante retropensiero nelle prese di posizione seguite alla proposta del Ministro Giannini di introdurre il “merito” nella carriera del personale docente. Merito che dovrebbe essere, appunto, il dirigente scolastico a valutare.

Ora, a dirla tutta, si parla di una categoria, quella dei dirigenti scolastici, che rappresenta più o meno il 7% dell’intero comparto, che gestisce, per conto dello Stato, un’azienda finalizzata all’erogazione di istruzione e cultura a tutto il Paese, della cui qualità il dirigente scolastico è l’unico responsabile. Egli amministra l’azienda come se fosse una grande famiglia: si occupa degli oltre mille alunni (di media) che, con maggiore o minore interesse, con maggiore o minore carico di umani problemi, la frequentano, accoglie i loro duemila genitori tenendo sempre aperte le porte del proprio ufficio, fa in modo che le 150 persone che vi lavorano non siano preda della demotivazione e dello sconforto, ma che si impegnino con entusiasmo, acquisendo sul campo le competenze professionali, fa economie per arrivare alla fine dell’anno scolastico, evita, come può, le insidie dei contenziosi e delle denunce insite in ognuno degli innumerevoli atti che emana quotidianamente, intesse relazioni a livello locale con chiunque sia disposto a dare una mano, risponde ai suoi superiori quando agisce con eccessiva autonomia. Soprattutto, non deve lamentarsi se lo Stato gli sequestra, senza motivo, una bella fetta dello stipendio.

E ora che lo Stato tenta di obbligarlo a valutare gli insegnanti deve anche digerire l’accusa di mania di potere.

Ma chi volete che desideri questa ulteriore e azzardata incombenza?

Perché, invece, non ci si prodiga per onorare i contratti già sottoscritti e che, per modernizzare la scuola, non si inizi a guardare umilmente altrove prendendo esempio da chi le riforme le fa sul serio? Magari si studi quanto hanno fatto in Australia dove l’eccellenza ha un iter di riconoscimento da cui il dirigente scolastico è proprio escluso. Gli insegnanti progrediscono nella carriera sulla base di titoli, di concorsi interni, di risultati attendibili e “scientificamente” certificati.

Tutto ciò ha un indubbio costo. Molto meglio, in Italia, fare tutto in casa e affidare il compito di valutatori ai dirigenti scolastici, probabilmente con l’intento di aspettarli al varco e, se sbagliano o, semplicemente, se escono dal loro sorvegliato perimetro di azione, di tagliare loro, motivatamente, un’altra bella fetta di stipendio.

 

 

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