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Diritti dei precari, per non perderli c’è tempo fino al 23 gennaio

Ormai siamo al conto alla rovescia: i tanti precari della scuola ancora indecisi se ricorrere contro il ministero dell’Istruzione e tenere in piedi, in tal modo, la possibilità di rivendicare l’acquisizione di una serie di diritti, tra cui l’assunzione automatica in presenza di almeno un paio di contratti annuali, prevista dalla Legge 183/2010, hanno solo una settima di tempo. Il 23 gennaio, che poi viene di domenica, è davvero vicino.
Negli ultimi giorni in migliaia si sono convinti che, tutto sommato, pagare alcune decine di euro per l’iscrizione al sindacato, all’associazione o all’avvocato per assicurarsi la corretta impugnazione e l’inoltro della raccomandata al Miur può valere la pena. Almeno per i contratti scaduti prima del 24 novembre, per i quali il Collegato al lavoro non ammette ripensamenti: nella scuola come per tutti gli altri tipi di contratti, firmati presso diversi datori di lavoro, e che prevedano una scadenza.
Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha detto che in pochi giorni “sono già 17.000 le adesioni, ma si ha tempo fino al 22 gennaio per aderire”. Valendo come data ufficiale quella dell’avvenuto ricevimento, in realtà c’è tempo fino a venerdì 22 per portare il ricorso direttamente al Ministero o ad una delle sue sedi periferiche. Il Codacons punta a far valere l’assunzione a tempo indeterminato per tutti i ricorrenti che abbiano sottoscritto almeno due supplenze annuali (tramite graduatoria ad esaurimento): nel ricorso fa riferimento alla direttiva comunitaria 1999/70/Ce e al D.Lgs. 368/2001, che venne a riformare la disciplina del lavoro a termine, prevedendo che il termine del contratto può essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni, e in ogni caso per una sola volta. Cita, inoltre, diverse sentenze di Tribunali. Come quello di Roma, sezione Lavoro, n. 17454, che il 10 novembre scorso ha decretato illegittime le sequenze dei contratti a tempo determinato stipulati con l’Amministrazione, condannando al contempo la stessa a risarcire, nei limiti della prescrizione, il danno subito dai precari“. Ma soprattutto l’associazione dei consumatori fa riferimento ad un’altra recente sentenza, del Tribunale di Siena, sempre sezione Lavoro, che ha decretato la trasformazione automatica di un contratto di una docente che per ben sei volte era stata assunta a inizio anno e poi licenziata alla fine delle lezioni, da contratto a tempo determinato a contratto a tempo indeterminato.
Tutto ciò, si noti bene, in coerenza con quanto già stabilito dalla Cassazione (sezione Lavoro n. 6328 del 16 marzo 2010), secondo cui “il contratto di lavoro subordinato è stipulato di regola a tempo indeterminato”. Il Codacons è consapevole che sarà difficile spuntare l’assunzione per migliaia di insegnanti. Più fattibile, invece, il risarcimento danni. E non solo. Alcuni avvocati hanno studiato la normativa e dedotto che assieme all’assunzione di ruolo ci sono i presupposti per chiedere pure gli scatti automatici d’anzianità per gli anni di precariato, una ricostruzione di carriera per intero in solo tale per i primi quattro anni di supplenze. Oltre che l’illegittimità del termine dei contratti al 30 giugno anziché al 31 agosto. Tutte le rivendicazioni, per legge, entro il 20 agosto dovranno essere inoltrate anche al Tribunale del Lavoro.
Intanto, dalla Flc-Cgil sta partendo un’altra crociata a favore dei precari: con l’’Operazione Centomila’ hanno chiesto al Governo che, dalla prossima estate, proceda all’immissione in ruolo di 30-35mila supplenti tra docenti e Ata. In base a dei calcoli di settore, il sindacato ha stimato che se lo Stato assumesse 100mila precari risparmierebbe mezzo miliardo di euro: secondo stime attendibili nei prossimi tre anni lasceranno il lavoro circa 70mila insegnanti che, in virtù dello stipendio maggiorato dall’anzianità di servizio, costano allo Stato molto di più dei neo-assunti. Coloro che nella scuola firmano un contratto a tempo indeterminato, in busta paga percepiscono lo stipendio iniziale pari in media a 1.200-1.300 euro netti. Per la Flc-Cgil, quindi, la somma di questi 100mila stipendi, di cui fanno parte 30mila non docenti, sarebbe inferiore di mezzo miliardo rispetto a quella sostenuta per gli stipendi dei 70mila insegnanti che lasceranno il servizio per la pensione. Peccato, però, che a viale Trastevere la pensino diversamente: primo, perché la ricostruzione di carriera dei neo-assunti è tutt’altro che indolore per lo Stato; secondo perché l’intenzione è quella di attuare solo in minima parte il turn-over. I posti dei pensionati, in pratica, verranno in gran parte assorbiti dai tagli.
Alessandro Giuliani

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