Ora l’appello al governo italiano: ” Avevamo chiesto un incontro con il premier Romano Prodi, che a sua volta aveva promesso di interessarsi della questione e di incontrarci. Visto che non ci ha convocati, siamo venuti noi”, ha detto il portavoce e leader storico Piero Bernocchi. Con lui, davanti a palazzo Chigi, stazionano decine di esponenti del sindacato esponendo cartelli che rivendicano “il diritto di parola e di organizzazione nei luoghi di lavoro”, e chiedendo “il diritto di libertà sindacale in Italia”. Massimo Montella, dell’esecutivo Cobas, ricorda che quello che “i presidi e i dirigenti scolastici ci negano, cioè il diritto di indire assemblee nei luoghi di lavoro, è un diritto sancito dall’articolo 20 dello Statuto dei lavoratori”. Tra i sindacalisti manifestanti c’è anche Nicola Giua , che nei giorni scorsi ha subito un mancamento a seguito dello sciopero della fame intrapreso da quasi 50 giorni davanti alla sede nazionale dell’Unione in piazza SS Apostoli a Roma.
“Le nostre elementari richieste di regole democratiche richiederebbero il varo di una legge che il governo Prodi non appare intenzionato a promuovere – conclude Bernocchi – e per questo esigiamo almeno i diritti minimi di libertà di assemblea e di iscrizione che non costano nulla al bilancio statale e non richiedono particolari procedure giuridiche”.
Tra i firmatari sostenitori dello sciopero della fame figurano diversi esponenti politici e sindacali, tra cui Gianni Pagliarini e Augusto Rocchi (entrambi Prc), rispettivamente presidente e capogruppo della Commissione Lavoro della Camera. Una forma di protesta analoga fu intrapresa lo scorso ottobre davanti al ministero della Pubblica Istruzione: in anche in quell’occasione lo sciopero della fame, condotto da tre rappresentanti dei comitati di base all’interno di un camper, durò alcune settimane e servì, oltre che per rivendicare il diritto di riunirsi in assemblea anche durante le ore di servizio, ad allargare la rosa di candidati e fare campagna elettorale in vista delle elezioni delle imminenti elezioni delle Rsu della scuola.
La protesta però non portò i risultati sperati, sia per i non esaltanti risultati nelle elezioni Rsu che per il nulla di fatto sul fronte delle assemblee. Ora i Cobas ci riprovano.