Il Diritto ha o non ha diritto di cittadinanza nella scuola italiana? Perché il suo insegnamento è assicurato per tutti e cinque gli anni di corso soltanto al Liceo Economico Sociale? Perché nessun ministro della Repubblica ha mai avvertito l’esigenza di proporne l’introduzione nei licei Classici e scientifici? Perché oggi si parla sempre più di Filosofia per i bambini e a nessuno viene in mente di sollevare l’obiezione che anche il Diritto – non dico ai bambini – potrebbe cominciare ad essere pensato per la secondaria di primo grado?
Non sarebbe, infatti male che già da piccoli si cominciasse a riflettere sull’idea di giustizia, di pena, del dubbio che sempre plana sulle sentenze, tanto che quasi tutti i sistemi giudiziari più evoluti hanno pensato di istituire tre gradi di giudizio per ridurre al minimo il margine – sempre possibile – di errore. La pena di morte che ancora vige anche nei Paesi di grandi tradizioni democratiche, è una giusta punizione per i crimini più efferati, oltre che un presunto deterrente?
Nell’auspicio che i docenti di Diritto possano triplicare nelle nostre aule scolastiche, ai docenti attualmente presenti e operanti consigliamo la lettura del romanzo di Giorgio Fontana, “Per legge superiore”, edito da Sellerio, il libro che presentiamo questa settimana nella nostra rubrica Leggere lib(e)ri. La storia è semplice: Roberto Doni, sostituto procuratore a Milano, sessantenne, all’apice della carriera, sostiene l’accusa nel processo d’appello in cui è imputato un giovane immigrato nordafricano accusato di rapina e lesioni gravi. Ordinaria amministrazione. Ma le sue certezze si sgretolano quando il magistrato incontra una giovanissima giornalista che afferma senza ombra di dubbio che il ragazzo è innocente.
La storia si tinge di giallo e da questo inatteso confronto tra una giovane giornalista alle prime armi e un anziano ed esperto procuratore nasce l’interesse didattico di questa storia: legge e giustizia sono due concetti identici, simili, o possono essere due cose completamente diverse? La coscienza personale, i valori etici che ispirano la nostra vita hanno a che fare, giocano un ruolo, oppure no nei verdetti di condanna o assoluzione? Spunti di riflessione per tutti, giovani e adulti, docenti e alunni, su quei grandi temi che normalmente non generano risposte ma piuttosto altre domande.
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