Categorie: Politica scolastica

Disabile senza docente di sostegno. Lettera aperta al sindaco di Padova

Pubblichiamo l’appello, al primo cittadino della città veneta, di due genitori che chiedono la conferma della docente che ha assistito, negli ultimi due anni, il proprio figlio disabile. 

Noi, genitori di un bambino di cinque anni con disabilità, ci troviamo per la prima volta a scriverle pubblicamente a causa di un forte disagio che stiamo vivendo in questi giorni, da quando è iniziato l’ultimo anno di scuola dell’infanzia del nostro secondogenito.

Il bambino in questione ha frequentato dall’età di un anno le scuole comunali e siamo sempre stati molto soddisfatti, sia dei servizi ricevuti, sia degli addetti ai lavori (maestre, personale ata, personale ausiliario, psicopedagogisti, ecc..). Tutte figure professionalmente preparate, pronte a supplire ad ogni incombenza. Ciò ci ha fatto sentire fortunati.

In questa maniera, in particolare dal 2013, con la maestra di sostegno, siamo riusciti a costruire un percorso didattico e terapeutico personalizzato, integrando anche le figure di supporto che seguono la crescita e l’apprendimento di nostro figlio dall’esterno della scuola d’infanzia: intendiamo le strutture presenti nel territorio che hanno la funzione di sostenere le famiglie con persone affette da disabilità.

In poche parole, con grande fatica e volontà, con la collaborazione di tutte queste figure, era stato avviato un lavoro importantissimo per migliorare le carenze intellettive del bambino, tutto era pronto per iniziare il nuovo, e soprattutto, ultimo anno nella scuola dell’infanzia.

Questa tappa, in particolare, è considerata fondamentale, poiché per il bambino è l’ultima fase prima del grande salto alla scuola primaria, ed egli “deve” essere formato nel migliore dei modi, data la radicale differenza che esiste tra questi due mondi istituzionali. È un momento delicato per qualsiasi bambino, ancor più per chi dovrà necessariamente sempre rincorrere i programmi scolastici, a causa della sua condizione intellettiva e cognitiva.

Ora, veniamo al cuore della questione. La protagonista principale di questo percorso formativo, e coordinatrice di tutte le figure che sono intervenute nei confronti del bambino, è la nostra insegnante di sostegno. È una persona molto preparata, molto professionale, di grande spessore umano, con molta esperienza, che segue il bambino fin dal suo esordio alla scuola d’infanzia, e soprattutto era la persona che, senza ombra di dubbio, avrebbe dovuto riprendere il suo ruolo a fianco di nostro figlio. Invece abbiamo avuto una “sorpresa”.

Senza nessun preavviso, il primo giorno di scuola, il primo settembre, la maestra che avrebbe dovuto accompagnare nostro figlio in questo anno così importante, la persona che aveva, per certi aspetti, il controllo della sua vita, dei suoi progressi, che sapeva per filo e per segno ogni suo progresso e ogni suo insuccesso, che quotidianamente per dieci mesi all’anno ha costruito la rete di salvataggio per il futuro del nostro bambino, non c’era e non c’è più. Senza nessun motivo apparente e a noi comprensibile, solo perché è precaria ed insegna da troppi anni (più di 36 mesi) e, quindi, per le istituzioni, ricade in una posizione professionale contradditoria che, di fatto, l’ha brutalmente estromessa dal suo posto di lavoro.

Ella non c’è non perché non è utile, perché non è competente, perché deve andare in pensione, perché si è ammalata, ha cambiato città o altro. Lei non c’è più a causa di scelte politiche ed amministrative.

Nostro figlio in questi giorni a scuola è spaesato, non ha più la sua figura di riferimento e, come tre anni fa, deve nuovamente ricostruire la relazione con la nuova insegnante. Noi, che credevamo di essere prossimi alla fine di una tappa fondamentale per la sua autonomia, ci ritroviamo nuovamente ad iniziare un rapporto con la nuova insegnante ed abbandonare, inevitabilmente perché non c’è il tempo di riorganizzare il lavoro programmato, una serie di importantissimi obiettivi per l’autonomia e l’indipendenza futura del bambino, inseguiti, a questo punto inutilmente, con grande dispendio di risorse ed energie.

Probabilmente lei, con la decisione di non far continuare nel loro lavoro le “vecchie” insegnanti “comunali”, non aveva nessuna intenzione di mettere in difficoltà bambini e genitori, i veri fruitori del servizio scolastico comunale, ma il risultato è questo.

Ci appelliamo a lei perché crediamo ancora che ci sia uno spiraglio di speranza affinché nostro figlio abbia ancora la sua maestra di sostegno.

I lettori ci scrivono

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