Secondo pernoiautistici.com nel Rapporto Istat sull’integrazione scolastica gli alunni con disabilità, ci sarebbe un aspetto che dovrebbe far riflettere: gli studenti disabili non trascorrono tutto il tempo in classe, ma nel migliore dei casi almeno 5 ore a settimana le passano fuori: nei corridoi, o in spazi più o meno dedicati.
Quindi la situazione non sarebbe ancora quella di una frequenza completa alle attività della classe di appartenenza, per cui all’origine di queste microesclusioni c’è da un lato la difficoltà di differenziare la didattica della classe, rendendola adatta anche ad alunni con disabilità e, dall’altro, frequenti meccanismi di deresponsabilizzazione e di delega agli insegnanti di sostegno.
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Di fatto il processo d’inclusione scolastica, precisa pernoiautistici.com , dovrebbe prevedere che tutta l’attività didattica sia svolta in classe insieme ai compagni, anche in forma di compresenza tra insegnante di sostegno e curriculare, e che ci sia, inoltre, una completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività scolastiche comprese le gite di istruzione e le uscite didattiche brevi.
Il salto che si sta cercando di operare nella nostra scuola è quello del passaggio dalla didattica inclusiva episodica (per un determinato alunno, per una determinata attività) a quella che viene oggi definita ‘normale didattica inclusiva’.
Perché l’inclusione si faccia sempre meglio, dentro o fuori dalla classe, ma sempre in chiave di incklusione e attenzione al bisogno. Perché anche uscire dalla clase può avere un senso, si legge in pernoiautistici.com, purché abbia una forma e un contesto. Ma accade troppo spesso che sia solo una soluzione di ripiego, adottata perché l’insegnate, semplicemente, non ce la fa. E succede, soprattutto al #teppautistico, di uscire dalla classe semplicemente per “togliere il disturbo”.
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