Disabili: in Italia ancora poco integrati, ma a scuola sempre più iscritti
In Italia per mezzo milione di persone con disabilità severa la vita è dura: la maggior parte rimangono ancora poco integrate e con scarse prospettive occupazionali. C’è un dato però che fa sorridere: quello della loro sempre più massiccia presenza a scuola. Tanto che in un decennio scarso, dall’anno scolastico 1997/98 al 2006/2007 siamo passati da 113mila iscritti a ben 174mila. Pari ad un incremento superiore al 50%.
A rilevarlo è stato il rapporto Osservasalute 2008 dell’Università Cattolica, presentato il 3 marzo a Roma presso il Policlinico Gemelli. Nel rapporto questo andamento viene considerato come “un gran passo avanti, frutto dell’innalzamento dell’obbligo scolastico e delle politiche di sostegno scolastico”. Ed anche i dati sugli studenti con disabilità iscritti all’Università statale segnano un trend crescente: il trend, in questo caso di cinque anni, ha fatto registrare un incremento medio percentuale pari a ben il 110%, passando da 4.813 iscritti con disabilità nel corso dell’anno accademico 2000/01 a 10.126 nell’anno accademico 2005/06.
A livello territoriale, le percentuali maggiori di studenti con disabilità iscritti all’Università statale nell’anno accademico 2005/06 si hanno nelle Isole, con un minimo al Nord con il 5,1 per mille. La Sardegna presenta un valore che è doppio rispetto a quello medio nazionale ed è pari al 12,5 per mille, il fanalino di coda sembra essere rappresentato dal Piemonte con un valore del 4,0 per mille. Secondo il rapporto oggi in Italia le persone con disabilità severa sono 529.485, pari al 1,2% della popolazione italiana, 116mila nell’età della formazione – tra i 6 e i 24 anni – e 413 mila in età lavorativa, ovvero tra i 25-64 anni – e tra questi ultimi solo il 17% ha un’occupazione, contro il 60% delle persone non disabili. Ma come per altri contesti, a livello territoriale la situazione è tutt’altro che omogenea: basta dire che la quota di persone con disabilità che lavorano è doppia al Nord rispetto al Sud (23% contro 12%). E le differenze esistono anche a livello di genere: sempre in ambito lavorativo, la quota di occupati tra le persone con disabilità di sesso femminile (11,7%) è la metà di quella rilevata tra gli uomini.