La giornata della disabilità è si è celebrata in settimana, gli interventi al Quirinale sono stati tutti indirizzati a chiedere maggiore supporti di docenti e assistenti ai ragazzi disabili. Però i tagli agli enti locali producono processi inversi. Una delle situazioni più critiche sarebbe quella di Parma, dove il 6 dicembre i genitori di 311 minori disabili sono scesi in piazza per protestare contro la decisione del Comune di revocare la gara d’appalto per l’affidamento dei Servizi di integrazione scolastica per alunni con disabilità. Con il taglio di 2,5 milioni si tradurrà, dal primo gennaio, nella cancellazione del servizio. In questo modo, contesta l’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili, “oltre al fatto che 150 educatori si ritroveranno disoccupati, sarà la famiglia a doversi far carico dei problemi”.
In piazza c’erano anche diversi educatori, maestre e sindacati, una cui rappresentanza poche ore prima aveva avuto un primo incontro con il sindaco Federico Pizzarotti (M5S), prima di metterci le mani assieme a gennaio: “Puntiamo assolutamente a mantenere il servizio”, aveva assicurato il sindaco, fissando “a gennaio un incontro aperto a tutti, educatori, insegnanti e genitori” per elaborare nuove soluzioni in modo condiviso. “Vogliamo risolvere un problema che, come al solito, viene creato a Roma, ovvero lontano dai bisogni reali”, ha tuonato il primo cittadino.
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Al Comune di Parma mancherebbero circa 20 milioni dal bilancio dopo il taglio di altri 10 milioni nel 2014: “siamo pronti a richiedere forte e chiaro le risorse per garantirlo e ad elaborare delle soluzioni per arrivare alla fine dell’anno scolastico”. “Quando denuncio i continui tagli del Governo non lo dico tanto per dire – spiega – ma per lanciare un allarme: la scure si abbatte sui servizi essenziali alla persona, cancellando pezzo dopo pezzo tutti i diritti acquisiti in questi anni”.
Pizzarotti non ha convinto però il Pd, che a Parma è all’opposizione: la deputata Patrizia Maestri sostiene si tratti di “un ulteriore milione e mezzo” per il servizio, e non crede che possa “mettere a rischio la stabilità finanziaria del Comune”, esortando a scegliere tra l’indispensabile e ciò a cui “è possibile rinunciare. I servizi ai disabili, agli anziani e all’infanzia, non rientrano in alcun modo in quest’ultima categoria”.
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