Sono stati presentati oggi i primi risultati della rilevazione “Disabilità, DSA e accesso alla Formazione universitaria”, a cura delll’ANVUR, Agenzia di Valutazione del sistema universitario e della ricerca, in collaborazione con Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità (CNUDD), alla presenza delle Ministre Maria Cristina Messa (Ministero dell’Università e della Ricerca) ed Erika Stefani (Ministero per le disabilità). È la prima volta in cui si fa una mappatura di questo tipo.
L’indagine ha coinvolto 90 atenei statali, non statali e telematici. I dati sono stati raccolti tramite un questionario online somministrato nell’estate 2020. Ad un primo sguardo alcuni dati sono già importanti: si registra infatti una popolazione universitaria con un certificato di disabilità o DSA composta da oltre 36.000 studenti/esse, vale a dire 2 ogni 100. Secondo l’indagine, si tratta del 43% di studenti con DSA, fenomeno in forte espansione, negli ultimi 20 anni. Per quanto riguarda i corsi di studio, oltre un terzo degli studenti frequenta un corso di studi dell’area sociale (35,5%), seguito dall’area scientifica (28,7%), umanistica (26,4%), la meno frequentata è l’area sanitaria (9,4%). Le risorse a disposizione delle università per i servizi agli studenti con disabilità e DSA ammontano a circa 11 milioni di euro, la quasi totalità dei quali provenienti dal finanziamento ministeriale (oltre 7,4 milioni) e da risorse messe a disposizione dagli atenei (3,7 milioni).
Secondo la ricerca di ANVUR il 77% delle università italiane offre servizi di orientamento specifico, durante tutto il percorso di studi, il 69% ha il tutoraggio specializzato, quello tra pari, oltre alla fornitura di materiale didattico in formato accessibile, ma soltanto il 28% riesce a garantire servizi di trasporto. Oltre a questi mancano anche piattaforme accessibili sul linguaggio dei segni, libri di testo accessibili a tutti, accoglienza negli studentati. L’Italia, con un tasso di iscrizione per i disabili fermo al 23%, rimane indietro rispetto all’Europa, dove il tasso medio è del 30%.
Per quanto riguarda l’attività di ricerca post lauream, i numeri sono solo 488, davvero pochi se si pensa che i dati ufficiali Inps dicono che i disabili in Italia sono almeno 3 milioni e 380mila.
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